“Mi riferisco al fatto che…” (1 Cor 1,12)

La scorsa domenica in gaudete di quest’anno liturgico C, la seconda lettura era la stessa che leggiamo noi nella solennità di San Filippo Neri, il santo della gioia cristiana: Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto ancora rallegratevi (Fil 4,4). San Filippo è stato definito da autori molto posteriori il “profeta della gioia”, malgrado l’esperienza di persecuzione vissuta nella Chiesa. L’Oratorio era passato più volte sotto inchiesta, inquisito da Papa San Pio V, il Padre pure sospeso ad divinis per due settimane dal vicegerente il cardinal Rosario. Ma l’odierna festa liturgica dei Santi Martiri Innocenti ci ricorda come la tribolazione sia una dimensione che attraversa tutta la vita di Gesù dall’infanzia fino alla passione.
L’anno scorso il
Papa Francesco rivolgendo gli auguri di Natale alla curia romana, nel suo discorso ha detto che «la Chiesa è un corpo perennemente in crisi». Questa crisi noi non la apprendiamo dai giornali, la viviamo sulla nostra pelle. I santi (Filippo Neri, Gaetano da Thiene, Francesco d’Assisi) ci mostrano come la Chiesa si riformi dall’interno e possa cambiare solo grazie alla propria santità personale. Tra i fedeli della chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella in Palermo, più di uno ha abbandonato la nostra Chiesa Cattolica per passare a sedicenti chiese “fedeli al Papa Benedetto XVI”, malgrado le intrinseche contraddizioni a tali spropositi che da più parti vengono messe in luce. Così si apostata la fede del proprio battesimo quando si smette di credere in Dio per confidare in sedicenti mistici e profeti, dimenticando che Dio guida la storia, perché è più grande anche di quello che voi considerate un asino vestito di bianco eletto con la frode.

Nella cappella sistina dove si svolge il conclave che elegge il Papa, oltre al giudizio universale nella parete dell’altare – dinanzi al quale prestano giuramento i cardinali prima di votare – è dipinta da Michelangelo anche la creazione di Adamo, con Dio che allunga la mano destra verso di lui. La mano sinistra di Dio invece abbraccia una giovane affascinante che rappresenta la Sapienza. Lo spirito di Sapienza, invocato da San Paolo per esempio sui «santi che sono in Efeso», ci salvi da atteggiamenti scismatici per restare nella Chiesa di Dio contro ogni umana ragionevolezza. Dio che dispone i tempi del nascere e del morire, sa cavare del bene anche da uomini ignoranti e scriteriati che hanno pur diritto di cittadinanza su questa Terra. Senza offesa per i testimoni di Geova, ricordiamoci che considerare la salvezza esclusiva di un certo gruppo (“piccolo resto”) è la posizione settaria di chi si crede eletto, dimenticando che la vera Chiesa è quella fondata dal Figlio di Dio.

“Mi riferisco al fatto che…” (1 Cor 1,12)ultima modifica: 2021-12-28T11:59:28+01:00da sedda-co
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