Sodoma&Gomorra e Roma

Il dibattito che agita il nostro tempo non è solo di natura politica o economica, ma anche culturale, morale e, in ultima analisi, religiosa e tratta del conflitto tra due visioni del mondo: quella di chi crede nell’esistenza di principi e di valori immutabili, iscritti da Dio nel cuore di ogni uomo, e quella di chi ritiene che nulla esista di stabile e di permanente, affermando che tutto è relativo ai tempi, ai luoghi, alle circostanze. Se però non esistono valori assoluti e diritti oggettivi, la volontà di potenza dell’individuo e dei gruppi diventa l’unica legge della società e si costituisce quella che Benedetto XVI ha recentemente definito la “dittatura del relativismo”.

Per tale mentalità relativista l’avere, e soprattutto il manifestare una fede secondo il Credo della Chiesa, non solo è etichettato come fondamentalismo ma anche come delitto penalmente sanzionabile. Il terreno di scontro privilegiato dagli alfieri del relativismo sembra essere quello della morale sessuale in generale e la promozione dello stile di vita omosessuale in particolare.

Secondo i fautori di questa ideologia, la coscienza civile, che un tempo bollava questo peccato, dovrebbe ora riconoscerlo come un bene in sé meritevole di tutela e protezione giuridica. La legge, che un tempo reprimeva l’omosessualità, dovrebbe ora promuoverla, punendo invece chi la rifiuta e la condanna pubblicamente. L’omosessualità, in questa prospettiva, non sarebbe un vizio e neppure una deviazione di qualsiasi genere, ma una naturale tendenza umana, da garantire senza porsi il problema della sua moralità. Siamo di fronte a quella “confusione tra il bene e il male” su cui si soffermò Giovanni Paolo II nella sua enciclica Evangelium Vitae del 30 marzo 1995, affermando che quando la coscienza, questo luminoso occhio dell’anima, chiama ‘bene il male e male il bene’, è ormai sulla strada della sua degenerazione più inquietante e della sua più tenebrosa cecità morale.

Le radici di questa confusione vanno ricercate, secondo l’allora regnante Pontefice, in quel relativismo etico e filosofico per cui scelte un tempo unanimemente considerate come delittuose e rifiutate dal comune senso morale, diventano a poco a poco socialmente rispettabili, venendo a perdere nella coscienza collettiva il carattere di ‘delitto’, per assumere paradossalmente quello di ‘diritto’, al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato. L’unico peccato che grida vendetta al cospetto del mondo deve essere quello dell’omofobia, cioè l’atteggiamento di chi considera l’omosessualità come una piaga morale della società. Nella Sacra Scrittura, com’è noto, le relazioni omosessuali sono condannate come gravi depravazioni […]. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati (Congregazione per la Dottrina della Fede, “Dichiarazione Persona humana”, 29/12/1975, n.8). Questo stesso giudizio morale è stato unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica.

[Fabio Bernabei, Chiesa e omosessualità (Collana Quaderni), ed. Fede&Cultura, 2008]

Sodoma&Gomorra e Romaultima modifica: 2024-06-06T17:45:06+02:00da sedda-co
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