pagine di S.M.Lanzetta

 

dal Prologo a Super hanc petram, ed. Fiducia 2022, pp. 12-13

Una Chiesa statica, immobile, fissista, non piace a Francesco. Però solo su un dato il Pontefice argentino è inflessibile: la riforma liturgica post-conciliare. Dello stesso Vaticano II, Francesco non si professa sempre un fedele esecutore, riferendosi expressis verbis al corpo conciliare, ma preferisce puntare piuttosto al suo spirito. Eppure in campo liturgico il suo dire è inconfondibile e intransigente: “Dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile” (24/08/17). Questo porterà, con Traditionis Custodes, a una condanna senza precedenti non solo della Messa secondo il Messale del 1962, ma della stessa lex orandi precedente il nuovo Messale di Paolo VI. Però una lex orandi fondata tutto sommato su una lex credendi dai contorni molto sfocati, che lascia spazio all’incertezza, non può che favorire una “lex dubitandi“.

Cosa ne è della Chiesa in sé stessa, così come voluta dal suo divin Fondatore? Quale è il ruolo del Papa nella Chiesa? Domande fondamentali, che però sembrano ormai divenute irrilevanti. La questione di due papi nella Chiesa, uno emerito e uno regnante, secondo un’infelice distinzione, cavalcata poi da alcuni in un’ulteriore ma surrettizia spartizione tra munus ministerium, ha complicato ulteriormente la faccenda, provocando un dubbio sull’unicità di Pietro quale pietra fondazionale. Non solo è divenuto difficile sapere chi sia il Papa contemplato nel suo munus più proprio, quando, da pietra su cui si edifica la Chiesa, Pietro sembra essere divenuto piuttosto un sasso d’inciampo, ma sembra che sia un compito arduo individuare pure chi sia quello “vero”. […]

È innegabile l’amore e l’onore dovuti al Papa, amplificati al massimo della devozione con il dogma dell’infallibilità del Romano Pontefice. È certamente cattolico tutto ciò e deve rimanere tale. Però non si può nascondere un rischio in eccesso derivante da tale devozione, cioè quello di accentuare così tanto il ruolo del pontefice da vedere la Chiesa in qualche modo dipendente da lui. E, con la Chiesa, la fede. In realtà, è il Papa che dipende dalla Chiesa e dalla sua fede e non viceversa. […]

Accanto a un offuscamento fondamentale della persona del Papa e del mistero-Chiesa, con il pontificato di Francesco si è verificato un tentativo di revisione generale del magistero precedente e della dottrina di fede e di morale in punti nevralgici. È difficile dire dove Francesco non abbia messo mano. Nulla di male che un Papa aggiorni la dottrina. Però è necessario che il nuovo si in continuità con quanto precede e che ne sia uno sviluppo omogeneo, perché sia veramente tale, altrimenti, più che uno sviluppo, si verifica una corruzione della dottrina.

pagine di S.M.Lanzettaultima modifica: 2024-04-07T16:58:46+02:00da sedda-co
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