ipse dixit

Paolo VI si rivolgeva in questi termini il 10 aprile 1967
al Consilium ad esequendam reformam lithurgicam:

Più grave causa di afflizione è per noi la diffusione di una tendenza a dessacralizzare la “liturgia” – se ancora essa merita questo nome – e con essa, fatalmente, il cristianesimo. La nuova mentalità, di cui non sarebbe difficile rintracciare le torbide sorgenti, e su cui tenta di fondarsi questa demolizione dell’autentico culto cattolico, implica tali sovvertimenti dottrinali, disciplinari e pastorali, che noi non esitiamo a considerarla aberrante; e lo diciamo con pena, non solo per lo spirito anticanonico e radicale che gratuitamente professa, ma ben più per la disintegrazione religiosa che essa fatalmente reca con sé. [PAPA PAOLO VI, Allocuzione in occasione della chiusura della adunanza della VII sessione plenaria del «Consilium de Sacra Liturgia», in “L’Osservatore Romano” (20/04/1967) n.1]

C’è da considerare il ruolo del modernismo in tutto ciò. Condannato da S. Pio X nel 1907 con il decreto Lamentabili Sane Exitu e con l’enciclica Pascendi Domini Gregis, il movimento venne privato momentaneamente del pungiglione più velenoso, la tattica dell’infiltrazione nel mondo cattolico per smantellare le basi dottrinali, senza attaccarle apertamente come avevano fatto gli eretici dei secoli precedenti. Una volta smascherato, il movimento teologico sembrava destinato a scomparire. Invece riapparve all’interno del movimento liturgico, mettendo da parte all’apparenza l’interesse per la sovversione della teologia dogmatica. [CLETO MORONI, “La Messa non è finita”, in ‘Il Covile’, 14 (2022) 640, web]

ipse dixitultima modifica: 2023-03-04T20:48:15+01:00da sedda-co
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