lingua morta (ammazzata)

La comprensione del mistero non è quella che discerne la presenza di Cristo sull’altare e fa cadere in ginocchio annichiliti come Pietro esclamando: «allontanati da me che sono un peccatore»? Malgrado la Messa in lingua parlata, il numero dei fedeli nelle chiese è molto diminuito: forse anche perché, dicono alcuni, ciò che hanno compreso non è affatto piaciuto. Divo Barsotti diceva: «Crede di capire qualcosa di più dell’essenza e del mistero eucaristico se si parla solo e sempre in italiano? Il problema non è di capire solo sul piano intellettuale, ma di compiere un incontro reale con Cristo».
In molte parti del mondo si torna al latino: da Oxford a Cambridge, a Seattle… perché considerarlo un’arretratezza? Per un europeo che deve imparare l’inglese per comunicare col mondo, perché non può essere utile conoscere il latino nostra madre lingua, per comunicare nella liturgia cattolica con i fratelli di fede ed anche saper decifrare il patrimonio musicale e artistico della Chiesa a cui apparteniamo senza far la figura degli ignoranti? Tutte le religioni usano una lingua sacra: l’arabo antico per i musulmani, il sanscrito per gli indù. Dunque non si deve aver paura del latino: i giovani lo capiscono e affollano le messe in latino.

NICOLA BUX, La riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione, ed. il Giglio, Napoli 2022, pp.134-135

DON GIUSEPPE VIRGILIO, Anima Christi, Fede&Cultura 2010, pp.20-21:
Si è detto volutamente dissolvimento pratico dal momento che, dal punto di vista teorico, né i documenti conciliari né i reiterati documenti pontifici, che pure aprivano con afflato eminente pastorale all’impiego della lingua volgare, decretavano la proscrizione del latino; anzi, ne sottolineavano l’importanza e la necessità di una viva conservazione. Indubbiamente in questo processo di dissolvimento del latino ha giocato un ruolo decisivo anche il mutato contesto socioculturale, che, a partire dagli anni sessanta, fu caratterizzato da una forte e ideologica contestazione della cultura classica, di cui il latino era l’emblema e il veicolo. […]
Si è accusato il latino di esser stato la causa di quella deplorevole separazione tra clero e popolo nel culto pubblico prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II e per avvalorare questa tesi non pochi citano l’opera del Rosmini “Delle cinque piaghe della Santa Chiesa” [ed. Morcellania 1966, pp.72-74] (…):

Quantunque noi abbiamo esposto lo svantaggio provenuto dall’esser cessata nel popolo l’intelligenza della lingua latina, tuttavia è alieno dall’animo nostro il pensiero che la sacra liturgia si convenga tradurre nelle lingue volgari […] noi riconosciamo che lo svantaggio d’una lingua non intesa nelle sacre funzioni è compensato da alcuni vantaggi, e che volendo ridurre i sacri riti nelle lingue volgari si andrebbe incontro a maggiori incomodi, e si opporrebbe un rimedio peggiore del male. I vantaggi che si hanno conservando le lingue antiche sono principalmente: il rappresentare che fanno le antiche liturgie l’immutabilità della fede; l’unire molti popoli cristiani in un solo rito, con un medesimo sacro linguaggio, facendo così sentire viammeglio l’unità e la grandezza della Chiesa e la comune loro fratellanza; l’avere qualche cosa di venerabile e di misterioso una lingua antica e sacra quasi linguaggio sovrumano e celeste […]; l’infondersi un cotal sentimento in chi sa di pregare Dio colle stesse parole, colle quali il pregarono per tanti secoli innumerevoli uomini santi e padri nostri in Cristo; l’essere le antiche lingua oggimai conformate per opera dei santi ad esprimere convenientemente tutti i misteri divini. Gli incomodi poi che si incontrerebbero in riducendo la liturgia e le preghiere della Chiesa nelle lingue moderne, oltre la perdita dei vantaggi sovraccenati, principalmente sono: innumerevoli lingue moderne vi hanno, quindi oltre tentarsi un’opera immensa, s’introdurrebbe grandissima divisione nel popolo, diminuendo quell’unità e concordia che noi tanto desideriamo, e intendiamo inculcare con questo libretto. Le lingue moderne sono variabili e instabili perciò  si presenterebbe in appresso un perpetuo cambiamento nelle cose sacre, il cui carattere è stabilità. Non potendosi tanti cangiamenti continuamente ed a sufficienza ponderare, essi metterebbero in pericolo la stessa fede. Il popolo, gelosissimo dell’uniformità e stabilità del culto sacro a cui fu avezzo da fanciullo, s’adombrerebbe del cangiamento, e gli parrebbe col cangiar della lingua gli fosse cangiata la religione […]

lingua morta (ammazzata)ultima modifica: 2022-12-28T13:58:34+01:00da sedda-co
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