orate fratres

citazione di brani dal libro
La riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione
di mons. Nicola Bux

Ma in tempi recenti anche le liturgie religiose – liturgia è parola che oggi si preferisce a culto, forse perché enfatizza il ruolo del popolo nell’azione sacra prima che il tempo dato a Dio – sono diventate «danze attorno al vitello d’oro che siamo noi stessi», ha osservato in modo sofferto l’allora cardinale Ratzinger in una meditazione-choc della via Crucis del 2005, indicando brutalmente, ma con grande efficacia, che cosa non è la liturgia. E questo per il semplice fatto che noi non siamo Dio e che, dunque, siamo assai fuori strada se adoriamo noi stessi.

È in atto una battaglia sulla liturgia: diversamente da quella che agli inizi del secolo scorso diede origine al movimento liturgico, la materia del contendere non è appena il rito romano antico. Tuttavia Joseph Ratzinger rassicura: la lotta per la corretta interpretazione e la degna celebrazione della sacra liturgia è necessaria in ogni generazione. Pertanto, come per il motu proprio che ripristina l’uso della messa antica, l’intenzione di «giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa» implica non solo la piena ricomposizione dello scisma formale dei lefebrvriani, ma anche il superamento della cesura nel processo di riforma della liturgia contrapponendo il nuovo rito all’antico.

Riforma allora è diventata sinonimo di trasformazione e cambiamento. L’avesse fatto il concilio! Non l’ha fatto, ciononostante glielo attribuiscono tutti coloro che ormai cambiano a proprio piacimento il rito malgrado il severo monito della costituzione liturgica: «…nessun altro, assolutamente, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, togliere o mutare alcunché in materia liturgica» (n. 22,3). Cosa sia successo lo vediamo tutti.

Nel dopo concilio forse si è corso troppo e non c’è stato il tempo di pensare. Così si è sfrondato senza opportuno discernimento: per taluni tutto il vecchio sembrava cattivo, come per altri lo era tutto il nuovo. Oggi, bisogna operare con cautela, altrimenti affermando che tutto o quasi della riforma liturgica sia negativo oppure positivo, si cade nello stesso errore. La riforma liturgica nel suo insieme, comprese le parti già attuate, possono essere riesaminate alla luce del vero spirito della liturgia.

Un fedele orientale che va in chiesa può assistere al rito di Crisostomo o di Basilio secondo i tempi liturgici. Analogamente, le diocesi cattoliche non devono limitarsi ad attendere la richiesta ma devono offrire la possibilità. […] Non è contradditorio accogliere nelle nostre chiese i fratelli ortodossi con i loro antichi riti e respingere i cattolici che desiderano celebrare la messa romana nella forma antica?

«Chi oggi sostiene la continuazione di questa liturgia o partecipa direttamente a celebrazioni di questa natura, viene messo all’indice; ogni tolleranza viene meno a questo riguardo. Nella storia non è mai accaduto niente del genere; così è l’intero passato della Chiesa ad essere disprezzato. Come si può confidare nel suo presente se le cose stanno così? Non capisco nemmeno, ad essere franco, perché tanta soggezione, da parte di molti confratelli vescovi, nei confronti di questa intolleranza, che pare essere un tributo obbligato allo spirito dei tempi, e che pare contrastare, senza un motivo comprensibile, il processo di necessaria riconciliazione all’interno della Chiesa» (J. Ratzinger)

Aveva il concilio previsto la messa verso il popolo? O l’abolizione totale del latino e del gregoriano? Allora, siamo tutti più umili, comprensivi, tolleranti e ecumenici al nostro interno, visto che lo siamo all’esterno con i non cattolici, i non cristiani e i non credenti. Non esiste uno «spirito della liturgia» per l’uomo d’oggi dopo il Vaticano III. Lo spirito è sempre lo stesso: benedire e adorare Dio; le forme sono molteplici all’esterno e all’interno, da oriente a occidente.

Il culto cattolico è passato dall’adorazione di Dio all’esibizione del prete, dei ministri e dei fedeli. La pietà è stata abolita come parola e liquidata dai liturgisti come devozionismo, però si facevano subire al popolo, sopravvalutandolo, le sperimentazioni liturgiche, e si negavano le forme spontanee di devozione e pietà. Si è riusciti a imporre l’applauso persino ai funerali al posto del lutto, che vuol dire pianto: Cristo non l’ha fatto alla morte di Lazzaro? Ha ragione Ratzinger: «Là, dove irrompe l’applauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso». Qualche vescovo avrebbe il coraggio di andare in controtendenza?

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Vorremmo aiutare a comprendere e a celebrare degnamente la liturgia come possibilità di incontro con la realtà di Dio e causa della moralità dell’uomo, a leggere le degradazioni sintomo di vuoto spirituale indicando la via per restaurarne lo spirito nel segno dell’unità della fede apostolica e cattolica, a promuovere un dibattito serio e un cammino educativo seguendo il pensiero e l’esempio di Benedetto XVI che consenta di riprendere il movimento liturgico. Bisogna mirare allo spirito della liturgia come adorazione di Dio Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo e come pedagogia per entrare nel mistero ed esserne trasformati in moralità e santità.

orate fratresultima modifica: 2023-01-08T07:02:58+01:00da sedda-co
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