larmes de crocodile

L’anno 2021 è iniziato nel migliore dei modi: il FEC anche quest’anno ha pubblicato il suo tradizionale calendario fotografico. L’ultima presentazione la ricordiamo in un’affollata sala col cardinale Ravasi invitato tra i relatori (c’è il video su youtube). Ultimamente l’occasione non è stata evidentemente possibile.
Tutto ciò che diciamo in questo momento è chiaro che si deve confrontare sul nostro presente, sulla pandemia che difficilmente cede il passo ad altre priorità. Però la storia che viviamo non è iniziata proprio ieri, comincia parecchio tempo fa. Abbiamo passato pure i 150 dall’Unità d’Italia e lo Stato italiano ha deciso che il FEC deve continuare ad esistere. Il FEC (fondo edifici di culto) nasce appunto con la soppressione degli ordini religiosi, le leggi anticlericali per antonomasia, servendo da principio per incamerare nel demanio tutti i beni espropriati alla Chiesa.
Ora, a più di un secolo e mezzo da quegli eventi, la domanda è: il FEC può funzionare come un assessorato comunale ai beni culturali che ha sede nello sgabuzzino di un municipio? Nessuno mette in discussione la competenza giuridica del personale in prefettura, però un idraulico davanti a un quadro elettrico cosa può fare? Tutto ciò che può fare è demandare alla sovrintendenza per i beni artistici e culturali, la quale non fa altro che obbedire alla politica di turno. Se per esempio al momento il potere è in mano agli archeologi, gli altri possono al massimo accontentarsi di qualche restauro a statue o dipinti. Ma se nelle chiese stanno candendo i tetti, a cosa serve restaurare altre cose? Sono domande alla portata di un bambino, eppure stravolte dalla logica illogica dell’Italia. E se è ridicolo fare certi discorsi, si interroghi chi li porta avanti.
Io per capacitarmi della situazione ho impiegato anni, perché anche il rapporto tra il FEC e la sovrintendenza mi sembrava un mistero al pari delle relazioni intra-trinitarie. Col tempo mi sono reso conto della situazione atterrente del nostro Paese. Se poi stesse leggendo qualche volenteroso magistrato, avrei piacere di chiedergli: secondo l’ordinamento Italiano, tra il funzionario pubblico che disattende i suoi doveri e il religioso che cerca di tutelare come può il patrimonio pubblico, chi sia più delinquente dei due.
Al Ministero dell’Interno ci sono i volontari della protezione civile che imbracciano vanghe e picconi, poi ci sono anche i “volontari” plurilaureati del FEC che danno sostanza agli uffici virtuali delle prefetture, perché il FEC è come un fantasma nello Stato italiano. A me è chiaro che non mi inviteranno mai alla presentazione di nessun calendario, perché è chiaro che non sono nessuno. Solo un religioso che tiene aperta, pulita, visitabile e dignitosamente ufficiata una chiesa che appartiene al FEC. Ho passato la soglia della gioventù a trent’anni, ma non mi do le arie di un ottantenne: non sono un cattedratico, non ho vinto nessun nobel, non mi interessa farmi più grande di ciò che sono; semplicemente applico l’intelligenza ad interpretare la realtà.
Nel periodo precedente e seguente la nomina di Palermo capitale italiana della cultura, si è registrato un boom di presenze turistiche. A Palermo si sono toccate cifre record testimoniate da B&B, alberghi, tutti gli esercenti del centro storico e non ultimo l’aeroporto di Punta Rais. In Europa e nel mondo c’è stato un risveglio di interesse per Palermo, capitale della mafia e dello streetfood. Da ogni parte sono venuti a Palermo per mangiare panelle e crocché, arancine e cannoli, venerare Al Pacino e fare il gaypride in Via Roma. Oppure c’è qualche cosa d’altro? Qualche anno fa l’Unesco ha inventato il percorso arabo-normanno. Palermo è da sempre famosa – almeno in Italia – per il barocco. Ora per riconoscere che gli edifici di culto monumentali sono beni artistici e culturali, non occorre una professione di fede. In chiesa non entrano solo pii bigotti, accogliamo studenti di licei artistici, del corso di laurea in beni culturali, delle accademie di Belle Arti… Visitano la chiesa per preparare esami, elaborati…
L’attuale direttore del dipartimento cui appartiene il Fec diceva bene (“benediceva”) l’anno scorso: «il problema è di prospettiva: questo patrimonio ha bisogno di una visione, un progetto. Questo è il tema di oggi, ed è essenziale». Se ai turisti che vengono a Palermo si fa trovare tutto chiuso è lo stesso? Se ai palermitani chiudono le chiese dove celebrano i loro matrimoni non succede niente?
Quando arrivai a Palermo correva voce che la nostra chiesa aprisse solo raramente; questo perché i palermitani che frequentavano l’Olivella dalle 21:00 in poi, la notte trovavano la chiesa ovviamente chiusa. Ultimamente si diceva che la chiesa aprisse di rado da quando era rimasto solo un padre anziano e malato. Sant’Ignazio all’Olivella nel mentre ha sempre tenuto gli stessi orari di apertura quotidiana. Questa settimana mentre mi trovavo puntualmente solo (con Gesù), contemplando una chiesa tanto bella quanto vuota, ho riflettuto sul fango dell’Olivella, i “cristiani della domenica”, scandali nazionali e internazionali… Il fatto che almeno alla direzione centrale ci siano persone oneste, è motivo di speranza.

larmes de crocodileultima modifica: 2021-01-15T21:39:10+01:00da seddaco
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