ai vecchi tempi

Sappiamo ogni cosa: il pretino inviatoLe dai Superiori Le ha proposto – demolito il vecchio altare – di sostituirlo non con una comune Tavola come quella del «Lercaro Show», ma col banco da falegname che il compagno Peppone gli aveva vilmente fatto offrire in dono suggerendogliene l’utilizzazione. E ciò ricordando che il padre Putativo di Cristo era falegname e che il piccolo Gesù, da bambino, spesso lo aveva aiutato a segare e piallare tavole. Don Camillo: si tratta di un prete giovane, ingenuo, pieno di commovente entusiasmo. Perché non ne ha tenuto conto e ha cacciato il pretino fuori dalla chiesa a pedate nel sedere? Bel risultato, don Camillo. Adesso, nella Sua chiesa, c’è il pretino che fa quel che gli pare e Lei si trova confinato quassù a S., ultima miserabile parrocchia della montagna. Un paese senza vita perché uomini, donne e ragazzi validi sono tutti a lavorare all’estero e qui abitano soltanto i vecchi coi bambini più piccoli. E Lei, Reverendo, ha dovuto sistemare la chiesa secondo le nuove direttive, così, dopo aver concelebrato la prima Messa con Rito Bolognese, si è sentito dire dai vecchi che, fino a quando Lei rimarrà in paese, loro non verranno più alla Messa.

La “tavola calda”, così Guareschi chiamava gli altari versus populum posti davanti o talvolta in luogo del vecchio altare (“culum” populo ma coram Deo)

Il giovane curato che i Suoi Superiori Le hanno inviato per istruirLa sul Rito Bolognese e per aiutarLa ad aggiornare la chiesa, non è un Peppone qualsiasi e Lei non poteva trattarlo rudemente come l’ha trattato. Egli veniva da Lei con un mandato preciso e, siccome la Sua chiesa non ha nessun particolare valore artistico e turistico, il giovane quanto degno sacerdote aveva il pieno diritto di pretendere l’abbattimento della balaustra e dell’altare, l’eliminazione delle cappellette laterali e delle nicchie coi loro ridicoli Santi di gesso e di legno, nonché dei quadretti ex voto, dei candelabri e, insomma, di tutta l’altra paccottiglia di latta, di legno e di gesso dorati che, fino alla riforma, trasformavano le chiese in retrobottega da robivecchi. Lei, don Camillo, aveva pur visto alla Tv il «Lercaro Show» e la concelebrazione della Messa con Rito Bolognese. Aveva ben visto la suggestiva povertà dell’ambiente e la toccante semplicità dell’altare ridotto a una proletaria tavola. Come poteva pretendere di piazzare in mezzo a quell’umile Sacro Desco un arnese alto tre metri come il Suo famoso (quasi famigerato) Cristo Crocifìsso cui Lei è tanto affezionato? Lei aveva pur visto alla Tv, qualche giorno dopo, com’era apparecchiata la Sacra Mensa attorno alla quale il Papa e i nuovi Cardinali hanno concelebrato il Banchetto Eucaristico. Non s’era accorto che il Crocifisso situato al centro della Tavola era tanto piccolo e discreto da confondersi coi due microfoni? Non aveva visto, insomma, come tutto, nella Casa di Dio, deve essere umile e povero in modo da far risaltare al massimo il carattere comunitario dell’Assemblea Liturgica di cui il Sacerdote è soltanto un concelebrante con funzione di presidente? E non aveva sentito, nel secondo «Lercaro Show» televisivo (rubrica «Cordialmente»), quanto siano soddisfatti, addirittura entusiasti, i fedeli petroniani per la nuova Messa di Rito Bolognese? Non ha visto come erano tutti eccitati, specialmente i giovani e le donne, dal piacere di concelebrare la Messa invece di assistervi passivamente subendo il sopruso del misterioso latino del Celebrante, e dalla legittima soddisfazione di non doversi umiliare più inginocchiandosi per ricevere l’Ostia e di poterla deglutire in piedi, trattando Dio da pari a pari come ha sempre fatto l’onorevole Fanfani?

Don Camillo: quel giovane prete aveva ragione e si batteva per una Santa Causa perché l’aggiornamento è stato voluto dal Grande Papa Giovanni affinché la Chiesa, «Sposa di Cristo, potesse mostrare il suo volto senza macchia né ruga». È la Chiesa che, fino a ieri semplicemente Cattolica e Apostolica, diventa (ricordi sempre Lercaro) Chiesa di Dio. E Lei, don Camillo, è rimasto indietro di qualche secolo, Lei è ancora fermo all’ultimo Papa medievale, a quel Pio XII che oggi viene pubblicamente svillaneggiato dai palcoscenici con l’approvazione – vedi la rappresentazione del Vicario a Firenze – degli studenti universitari cattolici, e che, quando il produttore avrà ottenuto la sovvenzione statale, verrà svillaneggiato anche dagli schermi e dai teleschermi.

Corrado Gnerre, Ridateci don Camillo! Giovannino Guareschi filosofo, teologo… e profeta, Mimep Docete

ai vecchi tempiultima modifica: 2022-10-29T17:46:02+02:00da sedda-co
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