«Siamo tutti sulla stessa barca»

Nel discorso in occasione della benedizione eucaristica trasmessa in mondovisione, durante la quarantena di marzo scorso, il Santo Padre asserì: «Siamo tutti sulla stessa barca». Noi in particolare siamo sulla barca al timone di Pietro, il quale all’insorgere della tempesta si rivolse a Gesù: “«Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede»” (Mt 8,25-26). La richiesta di aiuto e la pace che viene da Dio incorniciano la classica scena che raffronta l’umiltà dell’uomo e l’onnipotenza di Dio.
Tra non più di un secolo, gli storici descriveranno l’inizio del terzo millennio riassumendo quanto dicono già i filosofi. In storia della Chiesa non ci si dovrà scostare molto dal contesto del mondo, inquadrando un periodo di indeterminatezza e opinionismo. Benedetto XVI mise in guardia dal relativismo sociale, che pare abbia piantato radici pure nella Chiesa. Al momento bisogna però aspettare qualche decade per esprimersi liberamente, perché al presente si rischierebbe di giudicare fatti o persone. Tuttavia il vocabolo “opinione” non è una parolaccia, è un giudizio pronunciato con il timore di sbagliarsi. Il timore consiste nel pericolo che il giudizio pronunciato sia falso, cioè si teme che le cose siano diverse da come le si sono pensate; in altri termini i motivi di affermazione sono soltanto probabili. Per chi comunque si mette alla ricerca della verità, l’opinione è solo una situazione provvisoria. L’opinione è un passaggio verso la certezza, lo stato mentale di chi è sicuro di possedere la verità, dopo che si sperimenta l’evidenza. Nella certezza l’intelligenza può riposarsi perché trova risposta al suo bisogno fondamentale, ma dubbio, sospetto, opinione sono i gradini di una scala ascendente verso l’adesione alla verità. Solo nella certezza (diversa dalla realtà perché possono esserci certezze erronee) si ha la fermezza di adesione; nell’opinione si ha un’adesione imperfetta, nel sospetto un’adesione incipiente, nel dubbio una sospensione di assenso. Il processo conoscitivo richiede tempo, per questo ad oggi il Sommo Pontefice ha espresso solo pareri.
Nella storia della Chiesa non è facile trovare un Papa tanto attaccato dall’interno come l’attuale, bisogna cercarlo scorrendo i secoli a ritroso. Dopo l’ultimo Concilio ecumenico sono emerse correnti in contrasto, per quanto minoritarie, col nuovo corso. Neppure chi non riconosceva i successori di Pietro, però, si è spinto ad accusarli di eresia, come si vede ultimamente. Rispolverando la profezia di San Malachia sull’ultimo Papa, c’è pure chi mette in luce le cupe coincidenze. Di contro a tali posizioni vengono da più parti riflessioni di credenti che si arrabattano per capacitarsi dei pronunciamenti difformi dalla Congregazione per la Dottrina della fede, si arrovellano per comprendere le iniziative in controtendenza con la tradizione della Chiesa. Situazioni che proiettate sui massmedia lasciano disorientati anche i lontani, battezzati non praticanti che hanno ricevuto la fede dall’infanzia.
Ogni domenica rinnovando la professione di fede affermiamo di credere nella “Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”, senza specificare alcun Romano Pontefice in particolare. Chi ne preferisce uno a un altro, esprime posizioni che lo pongono automaticamente fuori della Chiesa Cattolica. Si può guardare una realtà da spettatori, seguirla sugli schermi, oppure farne parte vivendone dall’interno i drammi, le situazioni di non-senso. Come quando il Signore volle fare la parte del più infimo schiavo, lavando i piedi dei suoi amici: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo» (Gv 13,7), replicò Gesù a Pietro. Sono ancora parole di conforto per il successore di Pietro e per quanti soffrono questa situazione di passeggera confusione. Non si coglie ancora il senso delle cose ma si rimane fedeli, perché il Signore della Storia darà il suo regno al piccolo gregge (Lc 12,32), superstite di tante persecuzioni e giunto alla fine attraverso le vie più impensabili. Restiamo saldi nel Signore (Fil 4,1), crediamo fermamente al deposito della fede (Sacra Scrittura e Tradizione) che non muta a seconda del Pontefice regnante, perché il magistero deve solo attualizzare. Il primato petrino è tanto più controverso per la nostra umana ragione, quanto più rappresenta la tentazione/prova della nostra fede nella Chiesa. Allora, sia che la profezia di Malachia sia fasulla o meno, avremo la certezza di un futuro migliore nella Chiesa trionfante.

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Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. (…) Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.

Esortazione di Sant’Atanasio all’epoca degli ariani (Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412)

«Siamo tutti sulla stessa barca»ultima modifica: 2020-11-30T11:58:53+01:00da seddaco
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