omnia mutantur

La discussione riguardo il “non indurci in tentazione” non si è incentrata sul fatto che tradurre è tradire, perché è tecnicamente dimostrata la perfetta aderenza della versione italiana alla vetus latina discendente dalla LXX di riferimento in greco. La questione è stata dibattuta più su un livello linguistico-semantico, ovvero come le parole rendano il significato nella lingua correntemente parlata. Dio che induce in tentazione cos’è il demonio? In parole povere meglio cercare di capirsi. La svolta antropologica degli anni ’70 ha riscoperto il lato umano, ridefinendo profondamente il significato di leitourghia (opera del popolo), in maniera che tutto sia comprensibile a tutti.
I vescovi italiani che sono stati i primi al mondo a rispondere all’input del loro primate, in futuro potrebbero considerare ulteriori possibilità. Ad esempio «confesso a Dio onnipotente e a voi, “fratelli tutti”», inserendo nella preghiera liturgica il concetto espresso nell’ultima enciclica del pontefice. L’aggiunta della congiunzione “anche” nel padre nostro, suggerirebbe di imprimere maggiore espressività pure all’aggettivo determinativo “molto” del confiteor, sostituendolo con l’avverbio di quantità “assai”. Di modo che il confiteor del terzo millennio suoni: “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli tutti, che ho assai peccato”. Inoltre sarebbe interessante riconsiderare nelle dossologie la magniloquenza di certi attributi divini, che suonano troppo oppressivi alle orecchie umane, sostituendo quindi l’Onnipotente con “paparino mio caro” e Dio con “papà”, in perfetta coerenza con Abbà.
La lingua è un organismo in continua evoluzione per cui è fondamentale restare in eterno al passo coi tempi che corrono.

omnia mutanturultima modifica: 2020-11-29T10:03:50+01:00da seddaco
Reposta per primo quest’articolo