Madre Terra

Se dunque il santo amava contemplare spesso la natura, lo faceva solo per «lodare in ogni cosa l’Artefice divino, riferendo al Creatore tutto ciò che ammirava nelle creature […]. Nelle bellezze del creato vedeva un riflesso della somma Bellezza celeste» (B. Tommaso da Celano, Vita seconda del beato Francesco, I, 124); se esortava gli uomini a rispettare le creature, lo faceva solo per rispetto verso il loro Creatore. «Tutto assorto nell’amore di Dio, il beato Francesco considerava la bontà del Signore non solo in sé […] ma anche in ogni sua creatura; pertanto egli era preso da un singolare e cordiale amore per quelle creature, specialmente per quelle che gli rivelavano qualcosa di Dio» (Specchio di perfezione, 113). Abbiamo qui quel fenomeno soprannaturale infuso, chiamato dai teologi cointuizione, col quale il Creatore permette al mistico d’intuire e contemplare l’idea creatrice e le divine perfezioni riflesse nelle creature, nella loro natura o nel loro agire (Cfr. E.Longpré, Francesco d’Assisi e la sua esperienza spirituale, pp.185-186). Questa forma di mistica conduce il contemplante da una parte a manifestare la tenerezza di Dio verso le sue creature, dall’altra ad una sorta di osmosi e familiarità con esse, allo scopo di esprimere, in nome loro, lode e riconoscenza al Creatore di tutto, come afferma un salmo di Davide: «Buono è il Signore verso tutti, / la sua tenerezza si espande / su tutte le creature. / Ti lodino, Signore, le tue opere / e Ti benedicano i tuoi fedeli» (Ps. 144, 9-10). Dall’altra parte, quest’osmosi tra l’uomo e il cosmo è diventata possibile e lecita proprio perché la spiritualità cristiana, mediante una rigorosa ascesi penitenziale, aveva ormai espiato quella colpa d’idolatria della natura che aveva tenebrosamente dominato le epoche pagane, e aveva quindi liberato il cosmo stesso dallo spirito panteistico di adorazione della natura. In questo senso, si può dire che «San Francesco non era un “amante della natura” […]. Tale qualifica infatti implica concepire l’universo materiale come qualcosa che vagamente ci circonda, una sorta di panteismo sentimentale […]. Come mistico, però, san Francesco era nemico mortale di tutti coloro che cancellano i limiti delle cose dissolvendo ogni entità nell’ambiente che la circonda; egli fu esattamente l’opposto di quella sorta di visionario orientale che è mistico solo perché è troppo scettico per essere materialista» (G.K.Chesterton, Francesco d’Assisi, pp.65-67)

Guido Vignelli, San Francesco antimoderno: Il vero volto del Santo di Assisi, Ed.Fede&Cultura, 2022, pp.43-44