chi non ha sdegno non ha ingegno

Athanasius Schneider
Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima a Astana

Per ciò che concerne l’atteggiamento verso il Concilio Vaticano II, dobbiamo evitare due estremi: un rifiuto completo o una “infallibilizzazione” di tutto ciò che il Concilio ha detto.
Il Vaticano II era un’assemblea legittima presieduta dai Papi e dobbiamo mantenere verso questo Concilio un atteggiamento rispettoso. Tuttavia, ciò non significa che ci sia proibito esprimere fondati dubbi o rispettosi suggerimenti di miglioramento su alcuni elementi specifici, non senza fondarli sulla intera tradizione della Chiesa e sul Magistero costante.
Le dichiarazioni dottrinali tradizionali e costanti del Magistero nel corso dei secoli hanno la precedenza e costituiscono un criterio di verifica sull’esattezza delle dichiarazioni magisteriali posteriori. Le nuove affermazioni del Magistero devono in linea di principio essere più esatte e più chiare, ma non dovrebbero mai essere ambigue e  visibilmente contrastanti con precedenti dichiarazioni magisteriali.
Le affermazioni del Vaticano II che risultino ambigue devono essere lette e interpretate secondo le affermazioni di tutta la Tradizione e del Magistero costante della Chiesa.
In caso di dubbio, le affermazioni del Magistero costante (i precedenti concili e documenti dei Papi, il cui contenuto si dimostra una tradizione sicura e ripetuta nei secoli nello stesso senso) prevalgono su quelle dichiarazioni oggettivamente ambigue o nuove del Vaticano II, che difficilmente concordano con specifiche affermazioni del magistero costante e precedente (ad esempio, il dovere dello stato di venerare pubblicamente Cristo, re di tutte le società umane; il vero senso della collegialità episcopale rispetto al primato petrino e al governo universale della Chiesa; la dannosità di tutte le religioni non cattoliche e la loro pericolosità per l’eterna salvezza delle anime).
Il Vaticano II deve essere visto e ricevuto come è e come era veramente: un concilio prevalentemente pastorale. Questo concilio non aveva l’intenzione di proporre nuove dottrine o di proporle in forma definitiva. Nelle sue dichiarazioni il concilio ha confermato in gran parte la dottrina tradizionale e costante della Chiesa.
Alcune delle nuove dichiarazioni del Vaticano II (ad es. Collegialità; libertà religiosa; dialogo ecumenico e interreligioso; atteggiamento verso il mondo), che non hanno un carattere definitivo e sono apparentemente o realmente non concordanti con le dichiarazioni tradizionali e costanti del Magistero, devono essere completate da spiegazioni più esatte e da integrazioni più precise di carattere dottrinale. Non aiuta neppure un’applicazione cieca del principio dell’ermeneutica della continuità, dal momento che vengono create interpretazioni forzate, che non sono convincenti e che non sono utili per giungere ad una più chiara comprensione delle immutabili verità della fede cattolica e della sua concreta applicazione.
Ci sono stati casi nella storia in cui le dichiarazioni non definitive di alcuni concili ecumenici – grazie a un dibattito teologico sereno – sono state successivamente perfezionate o tacitamente corrette  (ad esempio le affermazioni del Concilio di Firenze riguardo al sacramento dell’Ordine, nel senso che la materia era la consegna degli strumenti, mentre la tradizione più sicura e costante affermava che  era adeguata l’imposizione delle mani del vescovo : verità, questa, confermata definitivamente da Pio XII nel 1947). Se dopo il Concilio di Firenze i teologi avessero applicato ciecamente il principio dell’ermeneutica della continuità a questa dichiarazione concreta dello stesso concilio  – una dichiarazione oggettivamente errata, che difendeva la tesi secondo cui la consegna degli strumenti in quanto materia del Sacramento dell’Ordine concorderebbe col magistero costante – probabilmente non sarebbe stato raggiunto il consenso generale dei teologi su quella verità che afferma che solo l’imposizione delle mani del vescovo è materia reale del Sacramento dell’Ordine.
Occorre creare nella Chiesa un clima sereno per una discussione dottrinale su quelle affermazioni del Vaticano II che risultano ambigue o che hanno causato interpretazioni erronee. In una simile discussione dottrinale non c’è nulla di scandaloso, ma al contrario, sarebbe un contributo per custodire e spiegare in modo più sicuro e completo il deposito della fede immutabile della Chiesa.

chi non ha sdegno non ha ingegnoultima modifica: 2022-10-20T15:37:35+02:00da sedda-co
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