aufer a nobis quaésumus Domine …

dalla prefazione di Albert Malcolm Ranjith
(Segretario emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti)
al libro “Riforma della riforma liturgica” di don Claudio Crescimano

Che inizialmente il lavoro del Consilium per la realizzazione delle riforme Conciliari non fosse bene gestito, diventa chiaro quando si leggono i diari del Cardinale Ferdinando Antonelli, membro dello stesso. In una delle note scritte, lui descrive così il lavoro della Commissione liturgica: “Non sono entusiasta dei lavori. Mi dispiace del come è stata cambiata la Commissione: un raggruppamento di persone, molto incompetenti, più ancora avanzata nelle linee delle novità. Discussioni molto affrettate. Discussioni a base di impressioni; votazioni caotiche […] direzione debole […]. Mi dispiace che questioni, forse non tanto gravi in sé, ma gravide di conseguenze, vengano discusse e risolte da un organo che funziona così. La Commissione o il Consilium è composto da 42 membri: ieri sera eravamo 13, neanche un terzo”. (Nicola Giampietro, Il Cardinale Ferdinando Antonelli e gli sviluppi della riforma liturgica dal 1948 al 1970, Studia Anselmiana 121, Roma 1998, pp. 228-229). In un altro passo egli scrive: “Ieri l’altro, 23 luglio 1968 parlando con Mons. Giovanni Benelli, Sostituto della Segreteria di Stato, mostrai le mie preoccupazioni sulla riforma liturgica che diventa sempre più caotica e aberrante. Notavo in particolare: 1. la legge liturgica che fino al Concilio era una cosa sacra, per molti non esiste più. Ciascuno si ritiene autorizzato a fare quel che vuole e molti giovani fanno così; 2. la messa soprattutto è il punto doloroso. Si vanno diffondendo le messe in casa, in piccoli gruppi, in connessione con refezioni comuni: la cena; 3. ora comincia l’azione disgregatrice intorno alla Confessione; 4. facevo notare che parte di responsabilità di questo stato di cose è da mettersi in relazione con il sistema degli esperimenti. Il Papa ha concesso al Consilium la facoltà di permettere gli esperimenti. Il Consilium usa larghissimamente di questa facoltà. Un esperimento fatto in uno o pochi ambienti chiusi (un monastero, una parrocchia funzionale) e per un tempo limitatissimo, può andare ed è utile, ma, concesso largamente e senza limiti stretti di tempi è la via aperta per l’anarchia; 5. nel Consilium ci sono pochi Vescovi che abbiano una preparazione liturgica specifica, pochissimi che siano veri teologi” (Ibidem, p. 257).

La riforma liturgica e, per questo, qualsiasi riforma, non può essere la rottura di un cammino storico per dar luogo ad un nuovo inizio. La stessa parola “riforma” connota questa verità e si distingue dalla parola “rivoluzione”. Ma quale fu l’atteggiamento che veramente animò molti riformatori conciliari, riforma o rivoluzione? Il Cardinale Ratzinger risponde che “in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l’edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti” (Joseph Ratzinger, La mia vita, Edizioni San Paolo, 1997, p. 114). Così parzialmente, la riforma conciliare subì alcuni influssi: a) filosofico-teologici dell’Illuminismo e dei suoi corollari che accentuavano un certo tipo di antropocentrismo, il quale strada facendo influì anche sullo stesso movimento liturgico del XIX e XX secolo; b) un certo romanticismo accentuato che sottolineò alcuni elementi liturgici cosiddetti dei primi cristiani; c) un diffuso spirito di innovazione, per cui si volle fare tutto in un modo nuovo, libero ed ecumenicamente aperto.
La Mediator Dei fu un tentativo di Papa Pio XII di regolare in qualche modo il movimento liturgico antecedente ed indirizzarlo in modo positivo. La Sacrosanctum Concilium fu il punto culminante di ciò che i Pontefici, a partire da Pio X, avevano indicato come orientamento per una riforma effettiva della liturgia nella Chiesa. Erano documenti grandiosi e coglievano l’essenza di quel processo di riforma nei punti più validi. Ma ci si domanda, ora, se ciò che accadde negli anni successivi abbia portato, in un’ottica di continuità, i frutti auspicati da tale impegno Pontificio.

aufer a nobis quaésumus Domine …ultima modifica: 2022-06-19T17:18:12+02:00da sedda-co
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