ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede (Lc 22,32)

VALERIO GIGLIOTTI, microestratto dalla relazione esposta al convegno organizzato dall’associazione Amici del Cardinale Caffarra, tenutosi a Roma il 7 aprile 2018


Incoraggiato dal Duca di Norfolk, leader politico dei cattolici inglesi, Newman confutò le asserzioni di Gladstone, argomentando la funzione puramente spirituale – quindi non politica – dell’infallibilità pontificia. Il testo che raccoglierà questa trattazione si intitolerà proprio Letter to the Duke of Norfolk.
In questo emblematico scritto egli mostra come il potere supremo del Papa – e con esso l’infallibilità – non abbia incidenza se non sulle materie tassativamente indicate dalla Pastor aeternus del Concilio Vaticano I […]
Di fronte all’ipotetica obiezione di chi lo accusasse di sposare la dottrina protestante del “giudizio individuale”, Newman distingue tra l’ordinarietà, illuminata e assistita dalla Chiesa, e i casi eccezionali, nei quali la Chiesa non può supplire. In questo contesto della coscienza in rapporto con la legittima autorità ecclesiastica: «Sembra, dunque, che vi siano casi estremi nei quali la coscienza può entrare in conflitto con la parola del Papa e che, nonostante questa parola, debba essere seguita».
Anzitutto, Newman espone cosa intendere per coscienza, laddove commenta la definizione che San Tommaso fa della legge naturale, come impronta della Luce divina nell’uomo e partecipazione della legge eterna fatta alla creatura ragionevole:

Questa legge- scrive Newman -, in quanto è percepita dalla mente dei singoli uomini, si chiama “coscienza” e benché possa subire rifrazioni diverse passando attraverso l’intelligenza di ogni essere umano, non ne viene per questo intaccata al punto da perdere il suo carattere di legge divina, ma mantiene ancora, come tale, il diritto a essere obbedita.

Pur avendo presente l’uso comune del termine “coscienza”, che viene spesso ridotto a una qualche arbitraria “produzione” del soggetto o, peggio, al “diritto di agire a proprio piacimento”, Newman incardina la dottrina sulla coscienza nel rapporto creaturale dell’uomo con Dio e porta tale rapporto alle sue ultime conseguenze:

La norma e la misura del dovere non è l’utilità, né la convenienza, né la felicità del maggior numero di persone, né la ragion di Stato, né l’opportunità, né l’ordine o il pulchrum. La coscienza non è un egoismo lungimirante, né il desiderio di essere coerenti con se stessi, bensì la messaggera di Colui, il quale, sia nel mondo della natura sia in quello della grazia, ci parla dietro un velo e ci ammaestra e ci governa per mezzo dei suoi rappresentanti. La coscienza è l’originario vicario di Cristo, profetica nelle sue parole, sovrana nella sua perentorietà, sacerdotale nelle sue benedizioni e nei suoi anatemi; e se mai potesse venir meno nella Chiesa l’eterno sacerdozio, nella coscienza rimarrebbe il principio sacerdotale ed essa ne avrebbe il dominio.

L’Autore compie così un affondo straordinario nell’indagare la natura della Comunione gerarchica della Chiesa e, quindi, del rapporto di ciascun fedele con la legittima autorità ecclesiastica […]
Quanto al limite che legge naturale e rivelazione rappresentano per il Papa, aggiunge: “Il Papa, che dipende dalla Rivelazione, non ha giurisdizione sulla natura”. […]
In caso di conflitto, perché non venga banalizzato il compito talvolta tremendo della coscienza, Newman asserisce:

I suoi dettami, per prevalere contro la voce del Papa, debbono essere il risultato di una seria riflessione, di preghiera e di tutti i mezzi disponibili per giungere a un giudizio corretto sul tema in questione. Inoltre l’obbedienza al Papa ha ciò che si chiama comunemente “diritto di possesso”; il che significa che l’onus probandi per stabilire la validità del caso in cui si oppone a lui, come avviene in tutti i casi di eccezione, spetta alla coscienza.

E così Newman può concludere la sua argomentazione con il celebre “brindisi” al primato della coscienza:

Senza dubbio, se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pasto (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete al Papa; tuttavia prima alla Coscienza, poi al Papa

Newman

ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede (Lc 22,32)ultima modifica: 2021-06-07T14:35:38+02:00da sedda-co
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