Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà

La liturgia e le pietà del tempo di quaresima ci fanno rivivere la passione di N.S., mistero di dolore nel piano salvifico di Dio per la redenzione dell’uomo.

Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà» (Gv 13,21)

Gesù sapeva bene da principio come sarebbe andata a finire, ovvero ciò a cui era chiamato in quanto figlio obbediente (Eb 5,8) e servo sofferente (Is 52-53). Dall’inizio della sua missione seguì il progetto di Dio, tra centinaia di discepoli “chiamò a sé quelli che egli volle (…) Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni” (Mc 3,13-15). Tra quei dodici specificamente chiamati e personalmente amati, ce ne sarebbe stato uno più infingardo. Difficile pensare che Gesù si sia sbagliato a costituire apostolo Giuda Iscariota… Uno di coloro che, in virtù di una vocazione, furono investiti di particolare potestà, rimase vittima dello stesso demonio che doveva «scacciare»: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3). Se è successo nel collegio apostolico, principio e vertice della Chiesa, non deve stupire se succeda anche dopo di incontrare effemminati (1 Cor 6,10), mercenari (Gv 10,12) e lupi rapaci (Mt 7,15). Un esempio più recente del meccanismo, a noi viene dall’esorcista scomunicato mons. Milingo.
La disputa teologica si accese per dire dove sia andata e si trovi attualmente l’anima di Giuda, in seguito al suicidio. Ma se gli stessi evangelisti non si sono pronunciati in merito, è difficile che emaniamo sentenze noi. La beata Anna Emmerich e Teresa Neumann ci hanno piuttosto raccontato la falsità di Giuda.
“E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto»” (Gv 13,27). Gesù sapeva già cosa premeditava quel suo compagno. Riusciamo a immaginare quanta doppiezza per stare ogni giorno accanto al Maestro che meditava di tradire? Quanta menzogna in Giuda per nascondere l’infame proposito che covava? La massima espressione la raggiunse proprio col bacio nell’orto degli ulivi, un gesto di affetto subdolo che consumava l’inganno.

Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (Lc 22,48)

Uno dei più antichi quesiti di teologia domandava se dovesse andare per forza così: Israele non poteva accogliere il Messia? Giuda non poteva evitare il tradimento?
C’è una sottile differenza tra gli eventi voluti da Dio e quelli da lui solo permessi, a seconda che l’uomo operi secondo volontà di Dio oppure scelga di sbagliare. In tal caso Dio ci lascia alle conseguenze degli errori, per poi dimostrare come sappia scrivere dritto nelle righe storte della nostra vita. La giustizia di Dio ha tempi più lunghi perfino di quella italiana – la più lenta di questo mondo -, mentre lui cerca di ricavare il bene pure dal male compiuto.
Giuda non visse abbastanza per ravvedersi e rimediare il male compiuto, “il Signore infatti non vuole la morte del malvagio ma che si converta e viva” (Ezechiele 33,11). Per lui non ci rimane che sperare nel pentimento in punto di morte, in quel atto di disperazione compiuto in preda alla follia, per non riuscire a sopportare il peso del proprio peccato. Se l’avesse voluto, sappiamo che il Signore avrebbe perdonato anche a lui.

Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradiràultima modifica: 2021-02-18T20:43:23+01:00da seddaco
Reposta per primo quest’articolo