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ZB01La liberalizzazione della Messa tridentina voluta da Benedetto XVI, nell’era del digitale, ha portato in vista immagini delle liturgie in quello stile, messe in raffronto con quelle della riforma liturgica. I commenti più tranchant, espressi in maniera libera quanto sconsiderata, si sbilanciano puntualmente in favore del primo. In seconda battuta si demonizza la riforma liturgica che, dal rito della Messa ai ministeri e l’assetto delle chiese, sarebbe stata un’onta barbarica. Sparare a zero non esprime però un giudizio equilibrato.

maxresdefaultOggigiorno chi celebra secondo il rito antico lo fa perché lo sceglie. Volendo usare quel rito si cura di prepararsi per svolgerlo se non alla perfezione – che non è di questo mondo –. sicuramente al meglio possibile, con la scrupolosa osservanza delle rubriche che descrivono ogni dettaglio nei minimi particolari. Ora, chi ha tanto amore per la tradizione, gusto dell’antico e ci tiene cosi tanto, dovrebbe provare per un attimo a contemplare la possibilità che la Messa antica venga celebrata con la sciatteria tanto demonizzata. Provi un po’ a pensare al celebrante che non recita né sottovoce né mentalmente tutte le preghiere al termine dell’offertorio, prima e dopo la comunione, prima della benedizione; si mangia le parole perché non sa neanche ciò che dice; accorcia o salta le preci leonine ai piedi dell’altare; omette gesti rituali come la benedizione dell’acqua e le croci con la patena; legge le letture a voce bassa perché tanto non le capisce o non le sente nessuno a distanza; per non parlare di manipolo e tricorno… Le conferenze di formazione liturgica erano così diffuse ai tempi? San Pio X incentivò i libretti bilingua e illustrati, perché non se ne poteva più di fedeli che guardavano da lontano il celebrante senza sapere neanche cosa stesse facendo. Oggi non si vedono più cose simili, ma fino al Concilio si vedevano anche troppo. Le Messe composte da Palestrina, Allegri, Mozart e infiniti altri, ci fanno sognare a occhi aperti, ma non tutte le chiese erano adeguatamente dotate di musicisti. Nelle parrocchie che dovevano pur fare una messa cantata nelle festività, era cosa ardua trovare organisti e voci capaci nel canto del graduale. Oggi trovare cantori competenti è la prima cosa per chiunque voglia “organizzare” una Messa, ma un prete di campagna con povera gente, riusciva a celebrare con tanta sublimità…?!
mqdefaultPuò bastare a frenare i sospiri nostalgici? Chi ha tanta malinconia di Messe passate a sgranocchiare noccioline più che sgranare il rosario? «Una volta di più occorre dire qui le cose come stanno», scriveva nel 1968, mezzo secolo fa, il francese Louis Bouyer, ex pastore luterano diventato a 30 anni prete cattolico, teologo di rango, liturgista, docente in Europa e negli Usa, perito al Concilio Vaticano II dove arrivò da progressista e riformatore liturgico e uscì perplesso, amico di Paolo VI che lo avrebbe voluto cardinale, ma lui rifiutò. «Non c’è praticamente più una liturgia degna di questo nome, al momento, nella Chiesa cattolica. La liturgia di ieri non era molto di più di un cadavere imbalsamato. Quella che oggi si chiama liturgia non è molto di più di un cadavere decomposto». Bouyer lo scriveva nel 1968 in un pamphlet che gli inimicò mezzo episcopato francese. Per questo rifiutò il cardinalato: «Sarebbe una nomina troppo controversa», disse in sostanza a Paolo VI.

InversionNel vetus ordo c’è particolare attenzione all’estetica della liturgia che, per riuscire in pieno, richiede adeguati apparati organici. Quando questi vengono a mancare, la liturgia ne esce in modo miserrimo e, senza negare la validità sacramentale, non riesce più a coinvolgere i fedeli nella sua mistagogia. Si impoveriscono proprio quegli aspetti di silenzio, latino, molteplicità di gesti, la musica gregoriana. In tal modo diviene una liturgia mal risciuta che non comunica più niente; all’uomo contemporaneo si presenta come forma ingessata lontana dal tempo attuale. Allora il novus ordo si propose di rinnovare o svecchiare il rito perché fosse più comprensibile, aggiornato ai tempi mutati dal ‘500, con una funzione “pedagogica” svolta mediante la comunicazione di messaggi nella lingua parlata. Chi può dire quale sia giusto e quale sbagliato? Papa Benedetto XVI ha distinto due forme (ordinaria ed extra-ordinaria) di una stessa liturgia, per cui non si può affermare che ne esista, o sia valida, o se ne possa usare solo una. Sono forme rispondenti a diverse spiritualità ed esigenze pratiche, ciascuna con punti di forza e punti deboli al lato umano. Quanto non è stato espressamente abolito è ancora praticabile nel novus ordo, mentre col Summorum Pontificum si è inserito nel vetus ordo il progresso delle letture in lingua vernacola. Ciò che fondamentalmente dobbiamo tenere presente, è lo Spirito Santo che vivifica l’azione liturigica, senza il quale si riduce altrimenti a vana esteriorità più o meno solenne.

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find the differencesultima modifica: 2021-02-19T12:30:01+01:00da seddaco
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