Felice genetliaco

Durante il viaggio a Lund, in Svezia, il Santo Padre Francesco disse che Lutero si può anche considerare come «una medicina per la Chiesa». Nel giorno del suo compleanno gli facciamo quindi gli auguri con le parole di Martin Lutero, tratte dall’opera monografica del cappuccino dottore della Chiesa, per una buona metà della vita contemporaneo di San Filippo Neri.


San Lorenzo da Brindisi, Lutero, vol. III, cap. XII, Ed. Cantagalli, Siena 1932

Nel suo Discorso sopra la forza della scomunica, dopo molte altre cose, [Lutero] dice: «Soprattutto bisogna ponderar bene che la potestà della Chiesa, pur essendo la potestà di Cristo, è per lo più affidata, in gastigo delle nostre colpe, nelle mani dei Pilati degli Erodi degli Anna e dei Caifassi e di altri violenti tiranni; nondimeno è nostro dovere riverirla sempre e venerarla con sommo rispetto, ad imitazione di Cristo, che così onorò Anna, Caifa, Pilato. Perciò nemmeno l’indegnissimo abuso di essa ci deve turbare: qualunque cosa ella faccia, la dobbiamo sopportare con gioia; o almeno evitare con rispetto, poiché pericolosissimi sono i nostri tempi. Bisogna dunque essere prudentissimi, e non disprezzare la potestà per causa delle persone; anzi per causa della potestà onorare invece anche le persone più vili. (…) Un’ingiusta scomunica è un merito grandissimo; e perciò da portarsi giocondamente, se le tue umili scuse non furono accettate. Allora potrai dir con ragione quelle parole del Salmo CIX: “Essi malediranno, e Tu benedirai”; ma guarda di non disprezzare l’autorità. La forza del potere giova, ma il suo disprezzo ti manderà certamente in rovina».
Ebbene: questo buon Lutero, subito che sentì dire che era stato condannato da Leone X, di punto in bianco trasformò in anticristo il Pontefice, e in covo dell’anticristo la Chiesa di Roma. Dimenticò del tutto le sue belle sentenze: che la scomunica ingiusta è il più gran merito per chi la riceve, e quindi da sopportarsi con gioia; che non si deve disprezzare l’autorità, se non si vuol perdere l’anima; che la potestà della Chiesa, potestà di Cristo, si deve, ad esempio del Redentore, onorare e venerare con tutto il rispetto, quantunque nelle mani degli Anna e dei Caifassi; che non vi può essere al mondo una ragione sì grave, per cui sia lecito ad alcuno di separarsi da Roma; che è reo del più nefando delitto chi si sottrae alla potestà del Romano Pontefice; che Cristo infine conservò sempre la Chiesa Romana nella professione sincera della vera fede. Dimenticò tutto, e consacrò alle furie d’inferno il Vicario di Cristo! Che orrore, che affronto aver condannato l’inestimabile Lutero! E chi poteva aver preso tale decisione se non l’anticristo? Anche Caifasso, dopo aver condannato Gesù, cessò d’essere il sommo sacerdote di Dio, e diventò il capo dei figli del diavolo. E gli Israeliti? Non più popolo eletto, mala sinagoga di Satana! Ma Cristo, quantunque condannato a morte ignominiosa contro ogni diritto e ragione, pure non disse una parola solo di offesa contro i suoi giudici, benché scelleratissimi e iniqui; e come mansuetissimo agnello sopportò con infinita pazienza l’orrenda condanna. (…)
«Io – dice Lutero –  chiunque sia stato l’autore della Bolla, io lo ritengo per l’anticristo e contro l’anticristo scrivo… Te dunque, o Leone X, voi, signori cardinali di Roma, e voi tutti, che in Roma contate qualche cosa, voi io metto alle strette, e vi dico francamente sul muso: se in vostro nome e per vostra volontà è uscita fuori questa lettera, e voi la riconoscete per vostra, anch’io userò della mia potestà!… Sappiate che io, e tutti quelli che adorano Cristo, riteniamo la vostra sede invasa ed oppressa da Satana; la riteniamo cioè per la dannata sede dell’anticristo. E noi non solo non le obbediamo: non solo non vogliamo esserle soggetti, ma la detestiamo e la esecriamo come la principale nemica ed avversaria di Cristo!… Ed insieme condanniamo voi; e voi, e cotesta bolla, e tutte le vostre decretali diamo in balìa a Satana, perché vi sperda!».

OREMUS PRO PONTIFICIE NOSTRO FRANCISCO
DOMINUS CONSERVET EUM, ET VIVIFICET EUM,
ET BEATUM FACIAT EUM IN TERRA,
ET NON TRADAT EUM IN ANIMA INIMICORUM EIUS.

C-eravamo-tanto-odiati1

Felice genetliacoultima modifica: 2020-12-17T10:34:33+01:00da seddaco
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