Buon Natale 2020

A Palermo sono molte e non poche le chiese dove, nonostante la pandemia, si celebra il Natale. Ce n’è una in particolare nota alle pagine di cronaca palermitana, nella quale l’anno scorso per la Notte di Natale c’erano forse venti persone; una delle chiese più belle di Palermo, in pieno centro storico, popolato per lo shopping e la movida. Anche quest’anno nella chiesa dello scandalo si celebra il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. E anche quest’anno l’incontro con Gesù Bambino richiede una rinnovata conversione, per poter recepire il messaggio che vuole comunicarci.

La nascita di una nuova vita è motivo di gioia: la donna (…) quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo (Gv 16,21). Tuttavia pure Maria Addolorata soffriva al pensiero di ciò che sapeva sarebbe successo al frutto del suo grembo: Rivelò la stessa B. Vergine a S. Brigida (Lib. 6, Rev., c. 9) che vivendo in terra non ebbe un’ora in cui questo dolore non la trafiggesse. «Ogni volta, – le disse ancora – che contemplavo il Figlio mio, ogni volta che lo fasciavo, ogni volta che vedevo le sue mani e i suoi piedi, l’anima mia era presa in una nuova morsa di dolore, perché pensavo che sarebbe stato crocifisso» (L. 6, c. 57) [Sant’Alfonso M. de Liguori, Glorie di Maria, parte II, § 2.1]. Gesù veniva nel mondo per compiere una missione e, come servo obbediente, scelse di abbracciare la sua croce. Noi invece possiamo fare piagnistei e lamentarci ad ogni piè sospinto? Le follie che viviamo sono “scandalo e stoltezza” (1 Cor 1,23) se non vogliamo portare la croce.

I vagiti di Gesù Bambino non sono ancora ammaestramenti, ma se nella coscienza è la voce di Dio che parla all’uomo, ascoltandola si nota quanto poco basti per collaborare all’opera di Dio, includendovi pure le croci che può darci in riparazione e a testimonianza. Iniziata la pandemia mettendoci nelle mani di Dio – che le ha più disinfettate di tutti -, la continuo affidandomi a chi ha quel surplus di Spirito Santo che manca a noi sudditi. Nella Congregazione campana dell’Olmo, la gente che recita il rosario ad ogni decina aggiunge la giaculatoria «manda anime sante alla tua Chiesa». Anche a Palermo c’è tanto bisogno di pregare il padrone della messe (Lc 10,2), mentre i padri si sacrificano per tenere la chiesa ancora ufficiata, dopo la delusione avuta dall’unica vocazione. Chi mai riuscirà a dimenticare quella mattina in cui dopo aver pregato le lodi mattutine dalle 7:00 in chiesa, un altro padre scendeva alle 8:00 in pantofole a fare colazione, mentre due suoi confratelli celebravano due Messe in due chiese…? Di pomeriggio quel padre di comunità si recava in commissariato a sporgere denuncia per maltrattamenti. Trascorrono infatti quasi due anni dalle telefonate che chiedevano notizie sulle voci che correvano: oltre i confini di Palermo si era sparsa la voce di un prete che alza le mani contro gli altri. Come interpretare questi accadimenti nella nostra vita? È un mistero; perché se la Chiesa fosse un’istituzione umana, da quando sarebbe finita a causa degli errori e peccati degli uomini? Ma poiché la Chiesa d’istituzione divina si fonda sul mistero, sussiste ancora nel tempo nonostante le tante ferite inflitte alle sue membra.

In esergo al mio libro San Filippo a Napoli ho voluto una citazione di San Filippo: Bisogna desiderare di fare cose grandi per servizio di Dio e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma – continua il Santo – aver desiderio di superare in santità anche San Pietro e San Paolo. Poiché pare assai difficile che chiunque superi le due colonne della Chiesa, San Filippo lo dice per fare col desiderio quanto non si può con le opere. Nell’esercizio riuscito delle virtù, santificandosi, c’è pure il rischio di inorgoglirsi per i risultati conseguiti, infatti in altre massime San Filippo dice che le nuove cadute nel peccato Dio le permetta per ridimensionare la superbia. Dunque se ad oggi ancora non abbiamo compiuto delitti contro il diritto canonico, né commesso il male che pure abbiamo visto fare, ringraziamo il Signore che ce ne ha scampato, col suo giogo dolce (Mt 11,30). E per quanto possibile ripariamo le sofferenze inflitte al suo Sacro Cuore e gli scandali arrecati al mondo. Quando nella Chiesa si incappa in errori madornali, la soluzione è abbandonarla? Le tentazioni traggono in inganno il nostro senso del giudizio, confondendo il bene vero con quello apparente, sicché un fine buono e giusto viene cercato tramite mezzi sbagliati. Davanti alle porcate di cui noi cristiani siamo capaci, ci è richiesta in egual misura maturità di fede, perché l’ha detto Gesù Cristo: «beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6). Dopo San Giovanni Battista non aspettiamoci altri profeti salvatori autoproclamati della cristianità, perché la rivelazione pubblica si è chiusa e la completerà solo Cristo alla fine dei tempi. Fare violenza alla propria indole concupiscibile è la migliore cosa per vederci chiaro e guadagnarsi un posto in paradiso: Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono (Mt 11,12). A tale scopo non ci aiuta nessun influencer o showmen che trasmette su internet ogni sua perversa divagazione, perché se la fede non è basata su ciò che dice o fa il prossimo, è meglio stare aggrappati alla roccia di salvezza.

A quanti celebrano il Natale non più all’Olivella, oppure non più nella Chiesa, rivolgo i miei auguri più sentiti per la loro salvezza, per essere “albergo e ricettacolo dello Spirito Santo” (San Filippo) manifestato nel Salvatore del mondo, operante nella sua Chiesa.

Buon Natale 2020ultima modifica: 2020-12-16T20:43:09+01:00da seddaco
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