Se il sale perdesse sapore…?

Nel frangente dell’attuale pandemia, si può dire che il corrente pensiero dominante, allineato al politically-correct, invochi su tutti i cittadini – credenti o meno – senso di responsabilità nel comportarsi possibilmente come dei sepolti vivi. Davanti a chi vuole ridurre la speranza cristiana all’hashtag #andratuttobene, arrivano delle belle testimonianze dalla diocesi di Brooklyn e dai vescovi francesi. Sono prese di posizione che creano indubbiamente attriti tra la Chiesa e gli Stati nazionali, quando non addirittura con la società civile.
Noi abbiamo iniziato il mese di novembre celebrando tutti i santi, mentre qualcun altro festeggiava halloween. La ricorrenza è tornata in voga da qualche tempo, grazie al commercio e spinte culturali che arrivano da certi circoli. Ricordo che tre anni fa a Palermo nella “notte di halloween”, alcune parrocchie e movimenti ecclesiali avevano organizzato un corteo che, partendo da Via Libertà, terminava all’Olivella con la benedizione eucaristica. Muniti di cartelli sgranavano il rosario cammin facendo pregando al megafono. La chiesa si era riempita con almeno quattrocento persone per un bel momento raccolto e partecipato. Ciò nonostante l’iniziativa di una manifestazione contro halloween era stata duramente criticata da qualcuno che non condivideva, se non l’intento, sicuramente la forma.

-> Quanto al merito dell’iniziativa, ricordiamo cosa festeggia halloween. La celebrazione di Halloween ha origini pagane molto remote, pone le sue radici nella civiltà Celtica. Infatti gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiavano l’inizio del Nuovo Anno il 1° novembre: giorno in cui si celebrava la fine della “stagione calda” e l’inizio della “stagione delle tenebre e del freddo”. La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre era il momento più solenne di tutto l’anno druidico e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione del loro calendario, era chiamata la notte di Samhain. Tutte le leggende più importanti in cui si narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie e si racconta di re ed eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Molte di queste leggende riguardavano la fertilità della Terra e il superamento dell’oscura stagione invernale. Per questo motivo si attendeva la metà più buia dell’anno con grande timore e si celebrava con rispetto cosmico, terrore e panico l’inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain (Samain, Samhuin). I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi.
Aldilà di tutto, il periodo di halloween è un periodo particolarmente importante per i satanisti che in quei giorni compiono sacrilegi e profanazioni di ogni genere, rinnovano promesse al demonio, invocano gli spiriti immondi. Di fatto si tengono celebrazioni sataniche e di stregoneria dove, per diverse settimane, gruppi organizzati dediti alle realtà occulte svolgerebbero rituali aberranti, pubblicizzati su internet. Per i guru dell’occulto è la grande occasione per adescare nuovi adepti, fomentando così vittime per obbiettivi nefasti e pericolosi. “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12).

Si può dunque ridurre halloween a un carnevale fuori stagione per bambini troppo cresciuti? Basta avere una zucca vuota sulle spalle, per riuscirci bisogna eliminare l’elemento trascendente. Nella completa immanenza si considera tutto in un’ottica umana che non considera il divino. Per accettare halloween come niente più che una festa commerciale bisogna non vedere l’aspetto trascendentale. Eliminando il totalmente altro (Dio) prende spazio il sé, il soggettivismo. Il cristiano che non coglie il soprannaturale nella realtà, acceca lo sguardo di fede e rende la celebrazione del mistero un convegno di frasi fatte, slogan di contenuti monotoni, belle parole senza sostanza; un modo magistrale per ridurre il comandamento dell’amore a un lite motive. “Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2,8). Una teologia che mette in cima alla lista delle priorità i problemi dell’ecosistema, disinteressandosi al destino eterno dell’uomo, ci richiama alla mente l’idea di trascendenza di un certo Karl Rahner:

Non ci sono più atei e credenti, ma tutti sono dentro quest’orizzonte e si accompagnano reciprocamente nell’interpretazione della vita. Qualcuno passa da un cristianesimo anonimo ad uno non anonimo, ossia tematizzato e consapevole, senza perciò cessare di condividere quello stesso orizzonte. Il bene e il male non sono netti, ma svolgendosi l’esistenza tutta dentro l’orizzonte trascendentale di Dio, esistono vari livelli di bene da far lievitare, ma non mai da condannare. L’uomo non può mai sapere fino in fondo quando è in situazione di peccato. La Chiesa non è davanti al mondo, pur essendo anche nel mondo, ma si fa mondo, perché condivide col mondo il comune orizzonte esistenziale.
Secondo Rahner bisogna ripensare la trascendenza di Dio. Essa non è di carattere metafisico, ma esistenziale. Dio è trascendente nel senso che non è una cosa tra le cose, ma è l’orizzonte che rende possibile la nostra visione interessata, partecipe e libera delle cose. Trascendente per lui vuol dire a-priori. In questo senso Dio non ci rivela delle conoscenze, non ci trasmette una dottrina, non ci dà delle prescrizioni, egli ci dice solo di vivere in modo partecipato, dialogando con gli altri perché Dio si rivela a tutti e non solo ai cristiani.

-> Quanto alla forma pubblica, la manifestazione fa emergere una comunità credente che si oppone alle mode del mondo, che “non si conforma alla mentalità di questo secolo, ma la trasforma rinnovando la sua mente” (Rm 12,2). Lo insegna proprio la Gaudium et spes, la costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, al n. 28:
Il rispetto e l’amore deve estendersi pure a coloro che pensano od operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di vedere, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un dialogo. Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi è l’amore stesso che spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva.
L’esplicita disapprovazione data alla manifestazione era fondata su una convinzione teologica, per cui i cristiani debbano abitare la città degli uomini riconciliati con tutti: la Chiesa deve stare in pace con tutti gli uomini, senza contrapporsi a nessuno che abbia pareri diversi, senza creare contrasti con chi ha opinioni diverse, poiché la divisione fomenta discordia che nuoce alla pace e molesta la coscienza sociale. Bisogna saper dialogare con tutti, per comunicare cosa? “Credo l’abbiano crocifisso ma questo non significa niente…”? La costituzione conciliare sostiene in germe quanto è stato recentemente sviluppato dall’ultima enciclica del pontefice, ovvero la “fratellanza universale” di tutti gli uomini. Nonostante l’omonimia con la rivoluzione francese, il concetto non si fonda sul valore della laicità, bensì sul comune principio di provenienza e destino degli uomini che per abitare la stessa terra devono cercare il bene comune. Quest’ultimo si fonda su cosa se non sulla Verità? La fraternità è animata dalla menzogna? San Paolo ha sostenuto la buona battaglia per la propagazione e difesa della verità rivelata da Cristo, scusandosi per il disturbo?! La meditazione non può fare a meno di confrontarsi con le stesse parole del Verbo incarnato: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt 10,34), «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Alla luce di queste parole di Gesù, dovremmo ancora chiederci: “Se il sale perdesse sapore con che cosa lo si renderà salato?”. Se accade che la Chiesa si converta al mondo, metteremo un po’ di pepe col parlare colorito delle scienze umane, ma cristianamente parlando “a null’altro servirebbe che a essere gettata via e calpestata dagli uomini” (Mt 5,13).
Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio «che da un solo uomo ha prodotto l’intero genere umano affinché popolasse tutta la terra» (At17,26), sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso. (GS n.24)
Nel momento in cui uomini di Stato invitano i pastori a chiudere le chiese, preghiamo il divin agricoltore che pota la sua vigna – buttando via i tralci che non portano frutto (Gv 15,2) -, affinché non si sdegni del ceppo che la sua destra ha piantato, il germoglio che si è coltivato (Sal 79,16).

Se il sale perdesse sapore…?ultima modifica: 2020-11-14T21:44:47+01:00da seddaco
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