Domine non sum dignus ut intres sub téctum meum

117372439_2712529392180865_7290100777490139743_oInequivocabili sono le parole che Gesù disse nell’Ultima Cena a proposito della S. Comunione: ”prendete e mangiatene … bevetene tutti”( Mt. 26, 26-27). Il Signore ci rivolge un invito pressante a riceverlo nel sacramento dell’Eucaristia: « In verità, in verità vi dico: se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la vita » (Gv 6,53). E ancora: ”In verità, in verità vi dico: Mosè non vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane dal cielo, perché pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv. 6,32-33). La consumazione del sacrificio, già offerto e immolato, è il terzo momento che costituisce la S. Messa. La Comunione è la partecipazione al convito eucaristico. Gesù si è fatto Pane per ricordarci che è l’alimento quotidiano necessario per la nostra anima. «Si raccomanda molto quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la Comunione del sacerdote, ricevono il Corpo del Signore dal medesimo sacrificio» (CCC 1388). La S. Comunione si può ricevere due volte nello stesso giorno se si partecipa a due SS. Messe (CJC 917).

118815226_3467773743241222_2939154039166744909_oNella divina liturgia di san Giovanni Crisostomo i fedeli pregano: «O Figlio di Dio, fammi oggi partecipe del tuo mistico convito. Non svelerò il mistero ai tuoi nemici, e neppure ti darò il bacio di Giuda. Ma, come il ladrone, io ti dico: Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno». Con acutezza di fede esprimeva questa verità Nicola Cabasilas, un insigne scrittore della tradizione bizantina: nell’Eucaristia, “a preferenza di ogni altro sacramento, il mistero [della comunione] è così perfetto da condurre all’apice di tutti i beni: qui è l’ultimo termine di ogni umano desiderio, perché qui conseguiamo Dio e Dio si congiunge a noi con l’unione più perfetta”. Possiamo certamente accettare che San Pio, San Giovanni Bosco (soleva ripetere ai suoi giovani: “Vuoi ottenere grazie? Ricevi l’Eucaristia. Non vuoi ottenere grazie? Non ricevere l’Eucaristia”) San Filippo Neri, Sant’Alfonso Maria de’Liguori, San Piergiuliano Eimard, il Beato mons. Manuel Gonzales, San Giovanni Maria Vianney, San Francesco di Sales (“Se i mondani ti chiederanno perché ti comunichi così spesso, dirai loro che é per imparare ad amare Dio, e purificarti dalle tue imperfezioni; per liberarti dalle tue miserie, e trovare conforto nelle tribolazioni e nelle tue debolezze”), Santa Teresa di Calcutta, San Luigi Orione, Beato Bartolo Longo, tanto per citare alcuni nomi, hanno tutti trovato nella comunione il motivo ispiratore della loro attività apostolica e la forza per realizzare il loro programma di amore a servizio nella Chiesa.

107859208_3302741109744487_4302847684123045117_oPer rispondere all’invito del Signore è necessaria una preparazione. San Paolo esorta a un esame di coscienza: «Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor 11,27-29). Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, chiede il perdono sacramentale (confessione) prima di accedere alla Comunione (CCC 1385); l’atto penitenziale che introduce alla Messa ha valore assolutorio, quando si riconosce il proprio peccato col proposito di confessarsi alla prima occasione utile. Davanti alla grandezza di questo sacramento, il fedele non può che fare sua con umiltà e fede ardente la supplica del centurione: «Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima mea»«O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato» (Mt. 8,8).


106128726_3261207597231172_2835290252431628201_oCon la chiusura della precedente orazione, il Sacerdote, ad imitazione di Cristo, spezza il Pane. “Pax Domini sit semper vobiscum”, l’augurio di pace è fatto in virtù dei meriti di Cristo. La fractio panis simboleggia pure il ricordo del corpo crocifisso che è stato spezzato per noi, per farsi tutto a tutti. Segue la triplice invocazione all’Agnello di Dio accompagnata dalla percussione del petto. È commovente, prima di riceverlo come alimento, l’invocazione di Gesù come Agnus Dei. “Dona nobis pacem”: è invocata ancora la pace, Gesù ne è la fonte. Sgombrato il nostro cuore da ogni durezza con la recita del Pater, Gesù ci comunica la Sua pace. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non quindi una debole tregua umana, ma un abbraccio con il Padre e quindi con i fratelli. Il Sacerdote, recitate a bassa voce alcune preghiere, si comunica con il Corpo e Sangue di Cristo. Quindi mostra all’assemblea l’Ostia consacrata esclamando: “Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi”. I fedeli inginocchiati si percuotono il petto e per tre volte esclamano la preghiera del centurione romano: “Domine non sum dignus…” che venga sotto il mio tetto; espressione ripresentata anche nell’Apocalisse: “se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io cenerò con lui e lui con me” (Ap 3,20). È giunto il momento del banchetto eucaristico: i fedeli in grazia di Dio lo ricevono sacramentalmente.
117150787_3371010602917537_7493101133405371228_o La Chiesa fa obbligo ai fedeli di «partecipare alla divina liturgia la domenica e le feste» e di ricevere almeno una volta all’anno l’Eucaristia, possibilmente nel tempo pasquale, preparati dal sacramento della Riconciliazione. La Chiesa tuttavia raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Eucaristia la domenica e i giorni festivi, o ancora più spesso, anche tutti i giorni (CCC 1389).

Domine non sum dignus ut intres sub téctum meumultima modifica: 2020-11-14T12:10:05+01:00da seddaco
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