In primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta cathólica

121162365_3574636315888297_6374424593213286106_oLa preghiera eucaristica è il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, è la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio, gli renda grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del Tempo. La Preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con riverenza e silenzio.

122193797_3607402385945023_7220122837718371835_oSiamo giunti al cuore del sacrificio. L’oblazione ha presentato a Dio le offerte materiali, la consacrazione le converte nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Questo miracolo è chiamato, in termine tecnico, transustanziazione. Il Canone consacratorio è introdotto dal Prefazio, che si compone di un iniziale dialogo tra il celebrante ed i fedeli: un invito ad innalzare i cuori a Dio mentre è ormai prossimo il momento in cui il Salvatore misticamente scenderà sull’Altare. L’acclamazione, che si conclude con l’invocazione dei cori celesti, sfocia nel sublime cantico del Sanctus. La prima parte è tratta da una visione del profeta Isaia, ripresentata a San Giovanni nell’Apocalisse; le altre parole sono tratte dal grido festoso della folla all’ingresso di Gesù in Gerusalemme. In questo momento il tempo e lo spazio si annullano; gli Angeli, i Santi e i Beati del Paradiso, si uniscono in adorante preghiera; le Anime purganti attendono il refrigerio del Sangue di Cristo sparso per la nostra salvezza e le nostre preghiere. Anche i fedeli seguono in ginocchio questo momento e, misticamente, si ritrovano ad essere contemporanei di Cristo ai piedi della Croce.

123926410_3652593531425908_5371068431102022599_oSiamo giunti al Sancta Sanctorum della Messa. La solennità del momento è sottolineata anche dall’atteggiamento del sacerdote, che recita il Canone a bassissima voce, lasciando così – per così dire – la scena a Cristo. Il sacro silenzio sottolinea la profondità, l’ineffabilità del mysterium fidei che si compie sull’Altare. Il Canone è una preghiera d’impetrazione. Viene implorato Dio per la Chiesa, affinché la pacifichi, la custodisca, la raduni e la governi. Si prega per il Papa, per il Vescovo, per tutti i fedeli presenti e assenti; il “Communicantes” invoca lo Spirito Santo proprio sui vivi, in esso si ritrova il dogma della Comunione dei Santi. Maria e i Santi, per i loro meriti e le loro preghiere, intercedono presso il trono dell’Altissimo. Nell’orazione sono menzionati anche i dodici Apostoli e dodici martiri. Le intercessioni esprimono che l’eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrena, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla salvezza ottenuta per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo. La Chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma imparino anche ad offrire se stessi e così portino a compimento ogni giorno di più, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti.

124634328_3666257333392861_7543673006411328443_oIl sacerdote celebrante, dopo il Communicantes, stende le mani per l’epiclesi sul calice e sull’ostia mentre recita: “Hanc igitur oblationem…”. L’atto di stendere le mani sopra le offerte ricorda l’Antico Testamento. Praticata sulla vittima del sacrificio equivaleva ad un’offerta di sostituzione: al peccatore era sostituita la vittima. Questi sacrifici erano una prefigurazione di ciò che avrebbe compiuto Cristo, l’Agnello che prese su di sé i peccati degli uomini e per essi si sacrificò. L’imposizione delle mani sulle offerte esprime che Egli, Cristo, è la Vittima perfetta. Ed ecco che in quest’istante il Celebrante è avvolto dalla luce soprannaturale. È Gesù che circonda con il Suo Corpo il ministro: il Salvatore prende a prestito le mani, la voce, del suo servo per rinnovare il sacrificio. In virtù delle parole consacratorie e per la potenza dello Spirito Santo, l’ostia non è più pane ma diventa il vero e reale Corpo di Cristo. Il Sacerdote pronuncia quindi le parole sul vino. Cristo glorioso è vivo e vero sotto entrambe le specie. Dal Calice glorioso trabocca il Sangue vivo di Cristo! Il racconto dell’istituzione e la consacrazione, mediante le parole e i gesti di Cristo, compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, e lasciò agli Apostoli il mandato di perpetuare questo mistero.

5Segue l’anamnesi, il ricordo delle tappe principali della vita di Gesù: Passione, Risurrezione, Ascensione. Continuando la preghiera, il sacerdote chiede a Dio di volgere il suo sguardo propizio al sacrificio e di accettarlo come quello di Abele, Abramo e Melchisedeck. Sono ricordati i tre sacrifici dell’Antico Testamento, che hanno attinenza col sacrificio di Cristo. Con il “Supplices te rogamus…” il celebrante chiede, anticipando il momento della Comunione, di essere ricolmi di ogni grazia e benedizione del Cielo. La Messa è fonte d’ogni bene, il suo valore è infinito. Seguono il ricordo dei defunti e, ad alta voce, il “nobis quoque peccatoribus” battendosi il petto. La Chiesa non dimentica i fratelli che hanno lasciato questa terra e li affida alla Misericordia Divina. Il ricordo dei defunti, infatti, come quello dei vivi, entrò fin dai primi secoli nella liturgia.

Il canone si chiude con la dossologia, la glorificazione, della Santa Trinità: “Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti”. Alti concetti teologici sono espressi ed ispirati alle parole di S. Paolo, che evidenziano come Cristo sia causa efficiente, formale ed esemplare di tutto il creato. L’Amen finale dell’assemblea è un suggello al Sacrificio: l’uso, antico e venerando, si ritrova già ai tempi di San Giustino.

In primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta cathólicaultima modifica: 2020-11-13T17:08:20+01:00da seddaco
Reposta per primo quest’articolo