infelix cattus

Ultimamente si è avvicinato alla Congregazione un nuovo ospite che ci frequenta occasionalmente per provare come si trova. Silvestro è uno dei gatti di piazza Olivella, allevati dai ritagli di carne cruda del fornitore di tutti i kebabbari. Con la chiusura imposta dalla quarantena, la ricerca di cibo lo ha spinto lontano, fino a fare il giro dell’isolato alla ricerca di prede, come ad esempio gli uccelli della voliera in cortile. Trovando un quieto nido tra le piante del cortile, è qualche volta tornato a riposarvi, non temendo neppure la distanza ravvicinata con noi umani.
Ci ha colmato di gioia vedere in casa uno dei pochi gatti di piazza Olivella ancora viventi. Il cortile di casa è rimasto vuoto in seguito alla tragica fine delle ultime due ospiti. Esse erano destinate a campare cent’anni all’Oratorio, perché non si avventavano verso la strada. Ginevra e Lola sono cresciute nel nostro cortile, dopo essere state donate appena svezzate. Allevate a croccantini e scatolame di prima scelta comprato con fatica a Lidl, erano i felini più affettuosi di tutta la via Roma, molto fotogeniche nel tempo passato sempre assieme. Mi facevano compagnia mentre spazzavo il cortile, mi venivano incontro al cancello, mi aspettava Lola fuori dalla porta mentre stiravo… Ginevra era ancora più espansiva, quanto poco prudente con gli estranei. Partorirono nello stesso momento due cucciolate, dallo stesso gatto nero residente nel cortile del museo confinante. Alcuni cuccioli furono donati a richiedenti per la campagna, Roger e Rabbit invece furono portati e lasciati a Selinunte non appena svezzati. Prima Lola e qualche giorno dopo Ginevra, subirono la stessa sorte dei gatti abitanti nel ritaglio di cortile sul retro del museo: l’avvelenamento che fece sparire almeno cinque gatti assieme. Si trascinava da lungo tempo la lamentela della direttrice del museo con un gattaro di via Roma che regolarmente portava da mangiare ai randagi, anziché portarseli dentro casa sua. Le due gatte di casa nostra patirono la stessa fine dei randagi, sgraditi ospiti al museo.
Ginevra e Lola furono accolte volentieri in Congregazione, dopo la precedente scomparsa di Ugo. Lui ci era stato regalato dall’uccelleria di via Roma che non sapeva cosa fare di un gatto considerato subnormale. In certe cose pareva infatti piuttosto strano, se dovetti insegnargli io a miagolare… Era un grande amante del rischio, si divertiva in pieno giorno a tagliare avanti e indietro via Roma, nel bel mezzo del traffico, schivando le macchine di corsa. Fu questo sport estremo a segnare la sua fine, la mattina che rinvenimmo il cadavere intero ma col muso rotto e sanguinante.
Ugo convisse un periodo con Mila, alla quale era toccata in sorte la medesima fine. Mila era sorella di Shiro, entrambi raccolti dal cortile della prefettura e allattati a mano, per sottrarli al pericolo delle automobili nel parcheggio. Quando stavano iniziando ad esplorare il cortile di casa, il piccolo Shiro finì proprio schiacciato sotto la ruota di una macchina in cortile, da un’autista non al corrente della loro presenza. Mila invece fu trovata di mattina al centro di via Roma e raccolta da un barbone che la buttò al cassonetto, per giunta incinta: «puru china iera!»; era stata completamente squarciata da una macchina presumibilmente in corsa.
Ancora più breve fu la precedente parabola di Zorro, omaggiato assieme all’acquisto di due chiwawa-toy. Un gattino dal pelo arancione fiammante, sembrava uscito dal set di Shrek. Dormendo direttamente all’aperto si inerpicò oltre il cortile prima di accasarsi, senza sapere più come rientrare; dopo uno o due giorni ne perdemmo completamente le tracce.
I primi due gatti che però trovai al mio arrivo a Palermo furono Macchia e Selvaggio. Quest’ultimo volle essere accolto provenendo dalla strada, inizialmente diffidente divenne lentamente più socievole, fino a stabilirsi del tutto nel cortile di casa. Quel povero gatto era perseguitato dalla cagnetta che lo inseguiva ed abbaiava dappertutto, finché se ne andò via senza fare più ritorno. Dormendo in cortile, Selvaggio si accoppiò pure con Macchia. La leggenda di questa gatta narra che venne lanciata dentro il nostro cortile da una signora oltre il cancello. Ella morì schiacciata dalla macchina del suo padrone che rientrava in casa di mattina. Tra tutti fu l’esemplare felino dal viso più perfido e odioso che io abbia mai conosciuto.

infelix cattusultima modifica: 2020-05-30T14:53:53+02:00da sedda-co
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