in libro veritas

Come i vecchi, amava raccogliere e riporre. E libri seguitò ad ammassare fino all’ultimo, e costumava ancora di prenderne tra le mani bianche e nervose. E anche questo è ammaestramento del candido, savissimo vecchio, che umanamente si diletta di aggirarsi per entro le sue stanze ingombre di un terrestre tesoretto, ma ha il cuore libero e fisso unicamente al tesoro celeste. Libri lo aiutarono al distacco assoluto, quando nell’estremo giorno si fece leggere vite di santi francescani. Morì francescanamente spoglio, così, il più bel santo del Cinquecento italiano.
(NELLO VIAN, “Messer Filippo Neri bibliofilo” in San Filippo Neri, pellegrino sopra la terra, ed. Morcelliana, Brescia 2004, p. 75)

Oggi ricorre l’anniversario di dedicazione della basilica pontificia di San Francesco d’Assisi e la solennità del Santo Padre Nostro Filippo Neri, in tempora Covid-19, quando i primi esercizi commerciali che hanno riaperto sono state le librerie. Allora quest’anno io sono in vena di ricordare San Filippo per il suo carattere bibliofilo. Per parlarne e contemplarlo, cosa sappiamo noi dell’amore di San Filippo per i libri? Cosa ci è attestato storicamente?

Il 28 maggio, due giorni dopo il transito di padre Filippo (albori del 26 maggio 1595, solennità del Corpus Domini), la Congregazione volle inventariare quanto era rimasto nelle sue stanze, con un inventarium bonorum tuttora conservato a Roma. I libri trovati nella camera di San Filippo furono 463 a stampa e 30 manoscritti, contando poi gli altri libri a portata di mano nelle sue stanze, si superano le 500 opere. Fino al 1582 non è attestato un gran patrimonio librario per San Filippo, una parte delle sue disponibilità economiche erano effettivamente destinate ai libri, ma era piuttosto parco e modesto nelle sue esigenze. È dal momento in cui lui si trasferisce alla Vallicella (22 novembre 1583) che si accresce considerevolmente la biblioteca, soprattutto grazie a donazioni esterne e apporti dei padri. Si arriva così a quei numeri non da poco per una libreria personale e tuttavia nella media dei libri generalmente posseduti da religiosi ed ecclesiastici, che se ne servivano come strumenti di lavoro. Ricordiamo che i “ragionamenti sopra il libro” erano parte abituale dei sermoni tenuti negli esercizi dell’Oratorio, pertanto l’abilità letteraria richiamava necessariamente una buona bibliografia dalla quale attingere. Faceva tutto parte dell’opera di trasposizione dell’umanesimo in ambito cristiano. I libri prediletti da San Filippo erano comuni in ambiente controriformato: il Dialogo della Divina Provvidenza di S. Caterina da Siena, Pharetra divini amoris  di S. Bonaventura, La vita del beato Colombini di Feo Belcari, Le storie e i detti dei Padri del deserto, le Laudi di Jacopone da Todi. In particolare bisogna allora ricordare come cari a San Filippo l’epistole di San Paolo, le opere dei Padri del deserto e la Summa theologie di San Tommaso. Lo stato fisicamente logoro del manuale del Burcardo (Ordinario della Messa che deve seguire il sacerdote quando celebra) è indicativo di quanto ci abbia studiato sopra padre Filippo. Altri testi ancora, che Antonio Cistellini annovera addirittura come fonti di spiritualità oratoriana – sempre secondo lui –, sono: Triunphus Crucis di Girolamo Savonarola, Trattati devotissimi del Savonarola, Vitae S.te Caterine senesi, Compendium philosophie Hieronimi Savonarola, Trattati devotissimi di Gerolamo Savonarola, Meditazioni di Taulerio, Piovano Arlotto et altri, Giardino de oratione, Confessionale Savonarole, Sermones quadrigemales savonarole, Summa S.ti Thomae). Il p. Germanico Fedeli al processo di canonizzazione così testimoniava: «Soleva far legere Giovanni Gersen ‘de contemptu mundi’ volgare, ‘La faretra del Divino Amore’ di don Seraphino da Fermo, parimente volgare, et poi, quando venne, il Granata, la Vita di S. Catharina di Siena, la Vita del beato Giovanni Colombino, et altri simili». Il padre dell’Oratorio veronese Massimo Malfer, nel suo studio pubblicato con Fede&Cultura (“San Filippo Neri un mistico anti-mistico”), presenta in un capitolo le fonti della mistica di San Filippo, intendendo per “fonti” le sue letture spirituali più importanti di riferimento: Gerson, Taulero, Cassiano, San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena e de’ Ricci, beato Giovanni Colombini (e biografo Belcari), Bonsignore Cacciaguerra; per ciascun autore Malfer riassume i tratti principali, mettendo in luce orientamenti effettivamente riscontrabili nella persona di Filippo Neri, come caratteri a lui propri. Visionando tali testi si comprende in modo sempre più profondo la personalità del Santo. Il carattere bibliofilo di Filippo Neri descrive anche la sua persona, egli possedeva libri e non per bellezza…
Abbandonando gli studi accademici, nel 1540 il giovane Filippo vendette i suoi libri per donare il ricavato a un giovane che veniva a Roma da Napoli. Grazie all’aiuto ricevuto, quel giovane che diventerà più tardi il cardinal Guglielmo Sirleto, iniziò ad insegnare e lavorare al Concilio come traduttore di greco e latino. Riguardo ai brevi studi condotti da Filippo Neri e l’attitudine allo studio che lo accompagnerà tutta la vita, si dovrebbe aprire una parentesi nella quale ricordare pure Cesare Baronio che tagliò a strisce il suo diploma di studi teologici per farne segnalibri, oppure Henry Newman che da Roma scriveva ai compagni di Maryvale, dicendo che fossero una perdita di tempo le lezioni dei gesuiti al collegio di Propaganda Fide, poiché avrebbe studiato meglio da solo nella sua camera.
Il card. Sirleto non fu l’unico beneficato dalla carità di Filippo Neri, ci furono altri editori che testimoniarono la sua benevolenza al processo di canonizzazione: Giovanni Maria Viotti, Vincent Raymond, Giovanni Pietro Vasconi. Noi tutti normalmente ricorriamo ai libri per motivi di studio o per raccoglierci in meditazione, concentrarci in Dio, applicare la mente verso “le cose di lassù” (Col 3,1-2). Chi però ha il pensiero fisso in Dio, al punto da soffrire di estasi mistiche, non ha bisogno dei libri e piuttosto li può utilizzare allo scopo inverso: cercare di distrarsi. La lettura in sacrestia delle facezie del Pievano Arlotto fiorentino, racconti popolari burleschi e sovente volgari, restano l’esempio più significativo, cui si aggiungono pure le poesie di Jacopone da Todi, quando non “Orlando furioso” secondo gli atti del primo processo (II, pp. 76.171). È naturale che un comportamento così sopra le righe desti in noi una reazione di sorpresa, talora incomprensione, che si supera solo se si riesce ad immedesimarsi in un sacerdote che inizia levitare mentre si approssima all’altare…

Depose il card. Agostino Cusani, il 28 gennaio 1596: «…soleva, innanti la Messa, cercare qualche distrattione, con farse leggere alcuni libri secolari». E il card. Girolamo Pamphilj, il 6 agosto 1956: «… si faceva leggere qualche libro vulgare, che non trattava di cose di spirito, per distrahersi et poter dire Messa» (Il primo processo, II, pp. 39.112)

Durante il mio noviziato mi è stato dato l’incarico della biblioteca: ho trasferito in un’unica sala e raccolto assieme tutti i libri sparsi per la casa e anche donati da terzi, suddividendoli nei ripiani degli scaffali per materia teologica o ambito letterario. Una lavoro che è costato un po’ di fatica per la movimentazione e per controllare ogni singolo libro, superando parecchio il numero di duemila volumi. C’era un confratello chierico allora che ancora studiava e raccontava di non conservare, dopo ogni esame, dispense e appunti e neppure spendere soldi per libri… Anzi per lui, se non ricordo male, si sarebbe potuto dare fuoco anche a tutta la biblioteca. Aveva la capacità di ridurre la carta di quel patrimonio librario in un infinito rotolone Regina. A vedere un carattere proprio del carisma filippino così misconosciuto, io restavo piuttosto amareggiato. Dice Nello Vian che San Filippo «l’amore del libro egli portasse nel sangue, insoppribilmente» (op. cit., p.67).
Come l’amore per il libro si sia impresso nel carisma filippino, trasmesso ai figli di San Filippo, è magnificamente dimostrato da alcuni “monumenti” messi in piedi dai padri: a Roma la biblioteca Vallicelliana sempre funzionante e fruibile, a Napoli l’immensa biblioteca dei girolamini; in senso lato luoghi di culto del libro, in senso laico templi dello spirito, in senso proprio sedi culturali per chi cerca la Verità. Ci aiuti il S.P. Filippo a ottenere le grazie necessarie per essere sempre degni della nostra vocazione.

in libro veritasultima modifica: 2020-05-26T11:16:18+02:00da sedda-co
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