‘sudditanza’ psi…ché?

La suggestione psicologica è sempre un discorso ampio, ma noi restiamo in ambito sportivo, se fosse una cosa così tenebrosa ogni arbitro dovrebbe avere uno psicanalista.

È un terribile stato mentale (status mentis). È una brutta condizione perché viene generata dall’ambiente intero e influenza le reazioni psicosomatiche. È come un blocco, un impedimento che si ha ad agire, a fischiare. È come se si volesse fuggire da quella situazione in quel momento, si vorrebbe abbandonare subito la partita. Prima della partita è comunque sempre responsabilità degli arbitri trovarsi nella migliore condizione fisica e psicologica. Durante, invece, è sempre causata da tutto l’insieme delle sue componenti: allenatori, dirigenti, pubblico, a volte giocatori. I dirigenti in minima parte, comodamente seduti lanciano un urlo di qua e uno di là, piuttosto sono fastidiosi e suggestivamente negativi quando si scompongono durante le segnalazioni. Il pubblico, poi, è il tradizionale punto morto, non tanto per il clamore o la foga ma per quelle offese mirate e quelle singole urla che sovrastano i momenti di silenzio a gioco fermo e che creano grande disturbo. Gli allenatori sono sempre in prima fila con vari tipici atteggiamenti, che in questo caso consistono in versi di sfogo, strepiti, battiti di mani e di piedi, calci agli oggetti. Infine anche i giocatori in certi casi ma, poiché in campo non possono parlare, si tratterà di risate beffarde e di clamorosi, indignanti, falsi scagionamenti verbali all’arbitro o anche più visibilmente al pubblico. E’ in queste situazioni che serve affiatamento e intesa fra i due arbitri: uno sostiene e scuote l’altro nel morale e nel lavoro di squadra. Si coprono i fischi nell’attesa di un momento buono per avvicinarsi e parlare. Bisogna uscire da quel tunnel di ammutolimento e intimorimento e fischiare più di prima. Non bisogna lasciarsi assoggettare, ma reagire prontamente e con forza perché l’arbitro impugna il coltello dalla parte del manico e deve sfilzarlo A chi mai dovrà rendere conto di un tecnico? Chi ha detto che non deve farsi sentire in un botta e risposta? E chi mai potrà ignorare o annullare qualsiasi fischio espirato? Senza paura, nessuno può impedirlo, non subisce ma reagisce.
Oppure diversamente può essere solo una condizione causata da una forte incertezza indotta da pressanti contestazioni. Questa maggiormente ad opera di allenatori o comunque esperti sportivi. Una cosa è sempre certa: più si è sicuri di sé e di quello che si fischi e meno influenti sono le singole critiche e contestazioni. È fondamentale, pertanto, fischiare sempre ciò che si ha effettivamente visto e non intravisto. Poi c’è sempre un margine d’errore nonostante l’attenta osservazione ma dipende dalla bravura. È certo comunque che un allenatore per bene o comunque una persona degna di stima è di rilevante influenza. A seconda di chi a ragione o si ignora o si cerca di fare più attenzione. Quando si è sicuri di sé comunque non bisogna curarsi di altre tesi che presentano gli allenatori o altri, perché sono loro in difetto, bisogna lasciarli cantare. Tutt’al più ci si chiarirà il dubbio in un secondo momento consultando regolamento o altre fonti.
Ancora può essere dovuta a un forte stato di tensione emotiva dovuto a un incompleta preparazione psicologica a un’esperienza ignota. E’ tipica di esordi in categorie vergini, o di accoppiamenti con arbitri-commissari finalizzati alla valutazione, o di importanti visionature, o gare di un certo livello agonistico con un caldo pubblico. E’ un grande ostacolo che fa apparire l’arbitro goffo e impacciato nei fischi, che non gli fa un buona figura e che per questi motivi non ha senso di esserci. Non bisogna sentirsi sempre sotto esame ma tirare fuori ciò che c’è in sé, anche un po’ più sfrontati, se si vuole dire così.
Diciamo che più in generale vuol dire non riuscire a essere se stessi e a comportarsi spontaneamente, talvolta sentendosi in soggezione. Questo genere di atteggiamenti sono molto visibili al pubblico, che reagisce come vuole la natura umana con un comportamento corrispondente. Ed è ancora facilmente osservabile da chi lo provoca, un allenatore non può che approfittarne.

SUDDITANZA
Può essere di due nature: psicologica o di corruzione. Nel primo caso ci si rifà a quanto appena esposto, perché la suggestione mentale porta a non fischiare,  evitando certe cose e fischiandone altre, creando vantaggi impropri. Questo appare a chi non comprende la situazione come un favoreggiamento di una squadra rispetto all’altra. Qui il vero problema non è la sudditanza, ma la suggestione mentale che la genera. Nel secondo caso invece ci si trova davanti a un atto grave e illegittimo. La corruzione è gravissima per un arbitro, lede alla sua reputazione e dignità personale, sciupa la figura istituzionale in genere agli occhi dell’opinione collettiva, falsa l’andamento della gara, infanga lo sport: non ci si vende mai.

“SPETTATORE-ARBITRO”
Quello del “spettatore-arbitro” è un ironico e antipatico dispregiativo, da gergo tifoso, che identifica un preciso profilo. È una caricatura estremamente circostanziale, si può essere spettatori arbitri in un tempo, o in una partita ma non sempre. È la maggior parte delle volte derivante dalla suggestione mentale, ma è uno stato decisamente più rilassato, può anche essere dovuto a un’effettiva incapacità a riconoscere falli e infrazioni. Oppure anche un’impotenza a fischiare, per paura di qualcosa, o ancora ci si assenta e seguendo la partita con un posto in prima fila ci si dimentica che si è arbitri eppur vedendo tutto non si fischia, altre volte può essere svogliatezza mal interpretata. Quest’ultima concretamente vuol dire: fischi a risparmio, se non si ha voglia si può lasciare spazio ad altri, poiché di un pessimo arbitraggio ci rimettono le squadre intere, non se stessi. Scuotere l’arbitro fa sempre parte del lavoro di coppia.

‘sudditanza’ psi…ché?ultima modifica: 2020-04-23T16:49:10+02:00da sedda-co
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