trinomio ABC

FINALITA’ concettuali DELL’ARBITRAGGIO

Obbiettivo parziale dell’arbitro è sanzionare un’infrazione al regolamento col “fischio”; l’obiettivo ultimo e motivazione di fondo è salvaguardare l’integrità della gara, da chi commissivamente o omissivamente può comprometterla. Per espletare quanto detto si inseriscono un’infinità di elementi.

I principi fondamentali dell’arbitraggio possono essere riassunti essenzialmente in tre concetti: neutralità, imparzialità, equilibrio. La neutralità è sicuramente il principio più esterno al gioco, è l’estraniazione dell’arbitro nei confronti dei giocatori e delle compagini a cui appartengono. L’arbitro in servizio durante una prestazione non si avvicina ad assembramenti di giocatori, lascia i rapporti di amicizia e le relazioni informali al di fuori del terreno di gioco, non intrattiene dialoghi di piacere con gli atleti. L’imparzialità è il concetto che impone un’applicazione del metro di giudizio in modo impassibile. Questo principio richiede più degli altri il possesso e la pratica di definite qualità e capacità personali, quali la padronanza di sé, l’autocontrollo emotivo e l’autodeterminazione. Vuol dire il non lasciarsi suggestionare e condizionare da atteggiamenti collettivamente o individualmente antisportivi, offensivi e licenziosi che se efficaci possono compromettere la spontanea e ragionata azione dell’arbitro. L’equilibrio infine è il concetto che impone un’applicazione del metro di giudizio in modo elastico. Richiede coerenza nell’applicazione del buonsenso (feeling) a ciascuna gara distintamente, in considerazione dell’abilità e del livello tecnico dei giocatori coinvolti. Per fare questo è necessario interpretare sempre al meglio lo spirito del gioco ovvero capire chi si trova in difficoltà e chi in una posizione di superiorità, capendo l’intenzionalità degli atti e che cosa si sta cercando di realizzare. L’arbitro deve dare a tutti la possibilità di concludere qualcosa al meglio della buona volontà, pertanto dev’essere sensibile. Inoltre si intende per equilibrio la distribuzione dei fischi a una squadra quanto all’altra in ragione sempre dei difetti rilevati.

COMMENTO

Quanto precede questo sobrio commento è definizione teorica dell’arbitraggio. Come in tutto le conoscenze teoriche garantiscono una maggiore sicurezza e risultati senza difetti nella pratica. Vediamo di interpretare i punti più salienti:

“Salvaguardare l’integrità della gara…”  L’arbitro è al servizio del gioco, da ciò ne deriva che non potrà certo godere lui del suo operato che non è per soddisfazione o interesse personale. L’arbitro, massima autorità in campo, è chi meglio conosce il regolamento tecnico del gioco e chi deve farlo rispettare qualsiasi cosa accada. La partita si deve svolgere sempre come previsto dal regolamento è il direttore di gara deve garantire questo.

“…da chi commissivamente o omissivamente può comprometterla”. Qui entra in gioco l’intenzionalità degli atti e l’equilibrata interpretazione che deve dare l’arbitro. I due termini esprimono il dolo o la colpa, la volontarietà conscia dell’atto o l’inconsapevolezza, l’ingenuità e l’involontarietà. E’ di vitale importanza rendersi conto dell’atteggiamento con cui si evolvono gli eventi in campo, saper leggere gli sguardi. Nel corso di una partita l’arbitro deve tenere conto del comportamento dei partecipi per avere sempre delle reazioni misurate e rispondere ponderatamente a giocatori e allenatori. Guardiamo per esempio come a seconda della valutazione per un fallo si fischia un antisportivo anziché un personale e di come si decide di sanzionare un tecnico solo dopo ripetute scorrettezze.

L’“infinità di altri elementi” si riferisce a tutti gli argomenti che tratteremo in seguito e che, in parte, abbiamo già enunciato come lo spirito del gioco, il metro di giudizio…

“I principi fondamentali dell’arbitraggio” sono le basi, i fondamenti che bisogna avere ben saldi e fermi nella mente e bisogna sempre applicare al meglio. Sono tutti in stretta connessione tra loro.

Neutralità. L’ambito sportivo è un ambito umano e giacché abbiamo visto che lo sport è anche divertimento e socializzazione sarebbe assurdo non instaurare amicizie e simpatie. Quello però a cui un arbitro deve tenere, molto di più del giocatore senza filo di buona condotta e disciplina, è al rispetto dell’altra squadra, la sua tifoseria, se stesso. Con ciò s’intende cioè della squadra con cui non si socializza e non ci si fa per tanto vedere chiacchierando davanti al suo pubblico; nonché rispetto per la stessa squadra che viene messa in cattiva luce. Rispetto a se stesso perché il giudice di gara non vuole che gli spettatori pensino che favoreggi o simpatizzi per un gruppo più che un altro, ma tiene alla sua neutralità.

Imparzialità. E’ rimanere inflessibili davanti a insulti, denigrazioni, infamie, bestemmie. L’arbitro fischia al di sopra e contro tutti e tutto, non si lascia influenzare da cori di tifoserie, o urla di allenatori, o scurrilità di giocatori, o intenti aggressivi prima, durante, a fine partita. Non guarda in faccia a nessuno perché non conosce tenerezze o compromessi che lo limitino. Una mancanza di imparzialità al di fuori del terreno di gioco può significare corruzione, l’arbitro non si vende mai.

Equilibrio. L’arbitro fischia ciò che è giusto fischiare a chi cerca di non essere fischiato, ogni fischio, ogni decisione e frutto di una valutazione ragionata con tatto e sensibilità. Per non squilibrarsi bisogna evitare di innervosirsi e quindi essere temperati e imparziali. Interpretare lo spirito del gioco vuol dire rendersi conto della dinamica che si sviluppa in campo, i divari fra le squadre, fra i partecipi, vuol dire distinguere l’omissione dalla commissione. È sempre più semplice prendersela con l’arbitro di turno piuttosto che fare una propria analisi autocritica, però bisogna sapersi controllare e non impuntare tutti i fischi contro una squadra più dell’altra o divenire scortesi con chi non centra niente.

trinomio ABCultima modifica: 2020-04-23T16:58:16+02:00da sedda-co
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