San Giorgio, la leggenda sempre viva

Un mio articolo scritto per il giornalino associativo, ma poi ragionevolmente non pubblicato probabilmente perché troppo serio per occupare tanto spazio…


All’ora, in tempi remoti, quando la storia si confonde con la leggenda, si trovava in una città chiamata Selem un giovane diciassettenne di Cappadocia, arruolato come soldato di cavalleria e nato nell’A.D. 303. Si chiamava Giorgio, nome dalle origini greche che significa “agricoltore”. Non lontano da questo centro abitato viveva un dragone a cui, come pegno per assicurarsi pace e serenità, si sarebbe dovuto offrire in pasto un abitante ogni giorno. Proprio quel giorno in cui era di passaggio il cavaliere la sorte volle che si sacrificasse la figlia del re, Cleolinda. L’impavido giovane decise che ella non meritasse di morire, atrocemente in pasto a feroci fauci. Così decise di affrontare lui stesso il dragone, che prima di allora nessuno aveva mai osato sfidare ottenendo successo. Mal armato, di una sola lancia, si scagliò con tutta la sua forza, e carnale e d’animo, contro questa belva tanto malefica e poderosa. Lo sconfisse. Cleolida era salva e con lei tutta Selem era stata liberata di questo perenne tributo di sangue.

Altri come lui, di nome Giorgio, nel corso dei secoli si susseguirono e si distinsero per la loro cavalleria, lo spirito di sacrificio, il coraggio. Finché venne proclamato santo un tribuno della plebe, d’epoca romana, di Lydda, martirizzato ai tempi di Diocleziano. Nel corso dei secoli la devozione l’ha intronato patrono di tante città, le più importanti sono Ferrara, Genova, Reggio di Calabria, non ultima Campobasso. L’Inghilterra particolarmente lo onora come suo patrono. Ancora è patrono dei cavalcatori, degli armaioli, dei militari, degli schermitori, della cavalleria, dei lebbrosi, infine degli Scaut. La ricorrenza della sua memoria è fissata al 23 aprile. Le sue spoglie e la sua leggenda si contemplano in Terra Santa di Palestina, ma lo spirito di memoria e volontà d’imitarlo a lui si rivolgono da ogni parte del mondo.

Tornando bruscamente ai giorni nostri e freddando questo quadro incantato, cos’è rimasto realmente di lui nel 2000? Innanzi tutto, essendo scaut, non possiamo ignorare la perpetua attualità delle parole di BP che nel suo libro “Scautismo per ragazzi” dedica ampi passi al nostro Santo Patrono. San Giorgio, benché soldato, era un precursore di quei «cavalieri audaci» che, nel medioevo e prima, si sarebbero chiamati erranti. Ricordiamo che lo stesso esploratorismo di BP trova ispirazione in quest’ultima figura. Erranti perché, in tempi di pace, erano cavalieri “girovaghi” che ovunque andassero seminavano nel loro cammino buone azioni e altruismo. In tempi di guerra nondimeno servivano la patria. Questi cavalieri 1500 anni or sono e secoli più tardi di San Giorgio si costituirono, in Inghilterra, in un ordine che aveva a capo Re Artù: I Cavalieri della Tavola Rotonda. Il loro Santo Patrono doveva essere una figura quanto più loro simile e rappresentativa, un santo cavaliere: San Giorgio. Di lì diventò patrono anche dell’Inghilterra, poiché l’ordine era un alfiere della cultura della stessa terra in cui era sorto. BP fa un parallelo fra i cavalieri erranti e gli esploratori, che se si vuole fa trasparire un velo di simpatia: «I cavalieri dell’antichità erano i Capi Pattuglia, e gli uomini d’armi che li seguivano erano gli Esploratori.», e per questo San Giorgio Patrono anche degli Scaut: «San Giorgio era il modello a cui dovrebbe ispirarsi ogni Scout». E’ un chiaro invito a seguirne l’esempio perpetuando nel nostro tempo, con spirito leale e disinteressato, quell’azione di altruismo e generosità che da diversi “cavalieri” è stata operata nel corso della storia. Le Leggi Scaut sono ispirate allo stesso Codice dei Cavalieri, molti contenuti propri dello scautismo sono affiancati e attualizzati da BP con l’immagine dei cavalieri, basti pensare al gentiluomo, la cavalleria verso deboli e donne e tanto altro. BP affidandoci questo impegno, che deve avere riscontro, ci investe del titolo di “cavalieri del 2000” perché ai giorni nostri non muoia quello senso di amore del prossimo che ci spinge a compiere le nostre B.A., le opere di volontariato, le nostre attività sociali, il servizio. Perché l’emblema di un Cavaliere che si è sacrificato per il prossimo non si spenga incerato dalla polvere ma continui a brillare della luce riflessa delle nostre Buone Azioni.

Il 23 Aprile i cavalieri festanti organizzavano giochi e tornei a corte e come mill’anni fa ancora oggi il 23 Aprile festeggiamo il nostro Patrono, con manifestazioni e iniziative, sempre vivo nella nostra vita scaut, e siamo chiamati dal nostro fondatore a meditare la Legge e la Promessa Scaut, e a inviare un messaggio di saluto a tutti i fratelli scaut del mondo.

San Giorgio, la leggenda sempre vivaultima modifica: 2020-03-27T18:11:16+01:00da sedda-co
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