l’Oratorio di San Filippo

F70909F1-CE46-4A1E-8878-932291F06ADEConoscendo la realtà dell’Oratorio di San Filippo Neri oggi, si comprende come la storia passata dopo secoli abbia ancora qualcosa da dire. Certo quando parliamo dei personaggi storici coevi del fondatore, non parliamo di nostri contemporanei. L’età moderna è infatti finita e noi viviamo l’epoca contemporanea che si apre con la definizione del post-moderno. Le conoscenze scientifiche e il progresso tecnologico hanno portato l’uomo di oggi a ben altri obbiettivi da allora: si confronta coi problemi dell’ecosistema e della bioetica prima inesistenti, guarda da vicino Marte mentre Galileo si fermava alla luna, cerca di comunicare in digitale, curare le malattie genetiche… Allora la domanda che potremmo porci sarebbe: l’Oratorio moderno è ormai superato e antiquato? Se stiamo attenti alla storia della filosofia notiamo come il passaggio dall’epoca moderna a quella contemporanea non è segnato da rottura col corso precedente, come è stato invece superando il medioevo. Il principio stesso di progresso e innovazione è tipicamente moderno, per cui il post-moderno si presenta come un prodotto, un’evoluzione della stessa modernità, la quale non ha esaurito le sue potenzialità espressive rispetto alle nuove esigenze dell’uomo. Quindi l’Oratorio di San Filippo che nasce nell’epoca moderna ha ancora qualcosa da dare nel nostro tempo, il suo metodo non è datato, il carisma – suscitato dallo Spirito Santo – non è scaduto.

San Filippo diresse in prima persona la strutturazione delle attività dell’Oratorio, pretendendo dai suoi che si attenessero scrupolosamente alle sue direttive. Mentre invece lasciò ampia libertà sull’impostazione della vita comunitaria tra i padri nell’Istituto, salvo il veto sui voti religiosi. L’attività impostata da San Filippo comprendeva tutte le dimensioni del vivere cristiano: la preghiera e i sacramenti, la catechesi e formazione, l’esercizio corporale di pietà e ricreazione, musica e arte, carità operosa. Tutto interpretato in uno spazio ecclesiale (l’Oratorio) che vuole offrire la possibilità di fare esperienze di fede, secondo un’ottica improntata a gioia, semplicità, umiltà. I mezzi di perfezione devono essere propedeutici all’incontro con Dio. Lo sforzo dell’apostolato di San Filippo lo si riconosce particolarmente nel solco della devotio moderna che rese accessibile la preghiera a tutto il popolo di Dio, unitamente alla vita sacramentale e il cammino di santità non più riservato a religiosi e uomini di Chiesa, ma anche ai laici, primi fruitori e protagonisti dell’opera promossa da San Filippo. Per questo si dice che l’Oratorio favorisca lo sviluppo della secolarità evangelica, la testimonianza cristiana nei propri ambiti di vita quotidiana, una sana espansione nel mondo dei valori cristiani. L’educazione alla vita cristiana matura, inclusiva della vita di grazia, è il precipuo fine dell’apostolato di San Filippo. Ogni attività nell’Oratorio – per volontà di San Filippo – veicolava il messaggio della fede: la musica, il canto, le recite, l’arte, i pellegrinaggi (visita alle 7 chiese), le esperienze di servizio ai bisognosi…

Il mio secondo libro edito con la Tau presenta in modo sintetico quanto completo, il metodo messo in atto da San Filippo. Provando a descriverlo in poche parole diremo che sotto il nome di “Esercizi dell’Oratorio” vanno un complesso di pie pratiche ed esperienze spirituali, articolate in momenti di preghiera, catechesi, opere penitenziali e caritative, atti devozionali, rappresentazioni musicali e drammaturgiche, il tutto pensato da Filippo Neri per trattare la fede cristiana a 360°. La formazione umana globale è precipua finalità dell’Oratorio concepito da San Filippo, come poi andrà implementandosi in seguito sul versante culturale. L’Oratorio impostato da p. Filippo è la sua trasposizione dell’umanesimo in ambito cristiano. Leggendo una sua biografia si nota quale rilievo abbia avuto per lui l’esperienza estetica, il gusto del bello caratteristico dell’età barocca. L’arte pittorica, scultorea, architettonica, poetica, musicale, comunica in forme diverse il contenuto che si attua nella celebrazione dei divini misteri. Nell’Oratorio l’antropologia della salvezza cristiana prende forma visibile e materiale nelle espressioni culturali.

Particolari indicazioni San Filippo diede ai padri riguardo allo stile di oratoria, cioè all’importanza del saper comunicare ciò che si crede. L’eloquenza filippina sta nella sobrietà di parola, nella capacità di parlare al cuore con discorsi ricchi di valore esistenziale, argomentazioni pratiche, talora perfino in dialetto romano per farsi comprendere meglio dalla gente. La “trattazione familiare della Parola di Dio” annunciava il messaggio di salvezza che da senso alla vita di chi la ascolta e trasforma chi la mette in pratica. Poiché la Parola di Dio prima di essere qualcosa è Qualcuno, la catechesi deve portare anzitutto all’incontro con Cristo. “Christo mio amor mio, tutto il mondo è vanità. Chi cerca altro che Cristo non sa quel che cerca”. Cristo era il nutrimento spirituale dell’anima di San Filippo, del quale si cibava nella S. Messa. Cristo era il principio della sua sapientia cordis (il sapere multum e non multa di Francesco d’Assisi), sapere spirituale utile e applicato alla vita concreta. “Sapienza del cuore” che, infuocato dell’amore di Dio con la trasverberazione del 1544 alle catacombe di San Sebastiano, gli ruppe due costole, si sentiva palpitare a distanza, faceva vibrare le panche su cui si sedeva, cuore al quale avvicinava i penitenti per fargli sentire il calore della sua paternità spirituale. Il fondatore del nostro istituto e iniziatore dell’Oratorio moderno era pescatore degli incerti, direttore di anime, guida gentile dei giovani, non solo animatore e non tanto compagno di merende…

l’Oratorio di San Filippoultima modifica: 2020-01-10T21:56:21+01:00da sedda-co
Reposta per primo quest’articolo