Sapienti pauca

Mantengo l’anonimato del professore che ricordo sempre con simpatia e stima.

Il limite del nostro carattere umano e storico non viene abolito dalla fede, ma se le cose stanno così è evidente che c’è dubitare e dubitare. Il dubbio del razionalista non è affatto l’inquietudine della fede, sono disposizioni anche conoscitive differenti rispetto alla verità della salvezza. Su questo punto chi si muove sul piano della ragione calcolante in fondo si limita a giocare con il dubbio, poi lo può chiamare convenzionale, metodico, logicamente regolativo, però qua non si sta più parlando di due orologi e del loro prezzo che costano uguale ma hanno marca diversa Omega e Loxin e non so cosa comprare, quale è il migliore. Tu dici senza dubbi, l’omega. Però alla fine dei conti uno vale l’altro. Anche compro l’omega e continuo a pensare che forse la soluzione estetica dell’altro è più bella e così passa tutta la vita. Alla fidanzata ho comprato l’omega ed è andata male, se avessi comprato l’altro sarebbe andata meglio… Quando c’è di mezzo la salvezza non posso stare tutta la vita, questa e l’altra, a dire «cosa decido»? Porre continuamente un dubbio accademico su questo piano, dice Kierkegaard è del professore che va in cattedra e giocherella col dubbio, mentre invece sta pensando ad altro.


Questo è molto importante, su questo dovete riflettere, cioè com’è che si trova che la propria fede sia fondata e non puramente un’opzione del tipo «tutto sommato pare che le televisioni SONY siano le migliori ma altri dicono che siano migliori quelle Samsung perché hanno speso molti più  soldi nella ricerca». Chi è in grado di decidere? Però una televisione la si deve comprare. Se tu sei costretto a comprare una televisione vai un po’, stai attento a come si vedono, però non riesci a vincere il sospetto perché si vedono delle televisioni allestite da altri. Chi lo dice che Auchan non abbia interesse a vendere Panasonic e quindi io la vedo meglio della Philips o della Samsung? D’altra parte non sono un tecnico, ma devo scegliere. Allora dirò di aver ascoltato gente che se ne intendeva più di me, alla fine le Sony costavano 100-200 € in più, ma avevo dei soldi in più e alla fine compro Sony. “Ma tu sei certo di aver fatto il miglior affare?”, “Certo come potrei esserlo?”. Invece nell’esperienza della fede sono certo di essere nella strada buona, ma non prima di scegliere la fede, ma nello scegliere la fede. E’ nell’atto di fede che io trovo la fede.

Faccio un altro esempio. C’è un bel bicchiere di Barolo (100 euro a bottiglia), un bicchiere di Turriga (50 euro a bottiglia) in enoteca, un bel bicchiere Barbaresco (70 euro a bottiglia) e un bel bicchiere di Amarone (70 euro a bottiglia). C’è una urgenza da parte mia di capire il migliore, perché dopo investirò sull’enologo, avendo molte vigne. Però me ne devo rendere conto io, come faccio ad avere la certezza del vino migliore? Fino a quando li vedo dall’esterno posso avere una valutazione sul colore, ma non sulla qualità del vino. Mi devo compromettere sulla qualità del vino. Questo è un esempio, forse anche zoppicante, ma si sta guardando alla sostanza. Nella fede è così.


L’elemento oscuro della fede non è l’elemento soffocante la ragione, ma la propulsione dinamica che mette in moto continuamente la ragione a cercare una chiarezza, una luminosità che deborda effettivamente dai suoi ragionamenti. Qui è molto importante per esempio, prima o poi se non disdegnate l’incontro coi non credenti, farete i conti con questa obiezione: «sei un presuntuoso, perché sulla vita, sulla morte, sulle cose massime di cui noi possiamo interessarci, hai la verità in tasca!».

Invece no, è proprio perché non ho la verità in tasca che credo, d’altra parte devo però prendere posizione di fronte al senso della vita perché non voglio vivere da idiota. Quanto dura questo scherzo per cui noi siamo in viaggio senza sapere dove andare e dobbiamo occuparci solo della disposizione delle cabine della Concordia? Voglio sapere, stiamo andando verso un’impiccagione a suon di musica (come venivano accolti gli ebrei ad Auschwitz) oppure questo viaggio ha un senso?

Proprio perché non ho la verità in tasca mi affido alla notizia che un altro mi porta, ma non lo faccio dimissionando la mia ragione, ma perché mi sembra (razionale, non sentimentale) la cosa più ragionevole. Posso anche dire: «Se tu hai qualcosa di meglio mi faccio tutto orecchi». Gesù Cristo mi propone la risurrezione tu? Tu la disillusione, tutta la vita non è altro che carne da dare ai vermi, polvere siamo e polvere ritorniamo. A parte che stai saccheggiando una tradizione contro la quale ti ribelli, ma onestamente mi sembra che stai dicendo troppo. Cosa ne sai se effettivamente la morte è l’ultima parola sulla vita? Chi te lo dice? E lui risponde «e a te?». Risposta: Gesù Cristo “io sono la resurrezione e la vita”. A te chi l’ha detto? Democrito nei pochi frammenti che abbiamo a disposizione? Tuo zio? Chi? O è la tua paura?

Questa disputa, che però ultimamente è destinata a durare finché campiamo, pone in rilievo una ragione che lotta, o no? Non è che usi in fretta una classificazione rapida imparata da qualche conferenza di Pannella che durante il giorno faceva finta di digiunare e poi la sera beveva e mangiava e poi iniziava a fare conferenze atee… calma!

Sapienti paucaultima modifica: 2020-02-06T15:34:18+01:00da sedda-co
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