il Piccolo Principe

Nel 50° anniversario della morte di Antoine de Saint-Exupéry mi è capitato di ricevere, tramite il pushing della comunicazione telematica in cui viviamo immersi oggi giorno, un interessante articolo che racconta l’incontro tra il nipote dello scrittore e l’aviatore che lo colpì. Cesare Fiumi, “All’età di settant’anni il Piccolo Principe perdona chi l’ha ucciso: il nipote di Saint-Exupéry ha incontrato il pilota tedesco che abbatté lo scrittore-aviatore. E i due vecchi soldati si sono stretti la mano”, in Sette, 26 aprile 2013, n. 17

Il braccialetto luccica come lo scrigno d’acqua, trafitto dal sole, nel quale saprì una luminosa mattina d’estate: uno di quei giorni che cielo e mare si sottraggono a vicenda l’orizzonte così come si portarono via per lui, Antoine de Sait-Exupéry, senza più farlo passare per la terra. Un Icaro generoso e impetuoso, che aveva forzato il suo reintegro nella squadriglia, bruciato all’ultimo volo: quella sera stessa il capitano Gavoille, comandante del gruppo 2/33 di stanza in Corsica, avrebbe appiedato «il pilota più vecchio del mondo» – come Saint-Ex sorrideva di sé, armato anche quel mattino solo di una macchina fotografica e della sua stilografica – che quel braccialetto americano, addì 31 luglio 1944, portava al polso.

«Sembrerà che io mi senta male… Sembrerà un po’ che io muoia. È così. Non venire a vedere, non vale la pena», aveva fatto dire, proprio in America, l’anno prima – impugnando gli acquarelli oltre alla stilografica – a un bambino «dai capelli d’oro», il ritratto di quand’era piccino: al suo Piccolo Principe «apparso sulla terra e poi sparito». Epperò, senza mai andarsene davverso, se da 70 anni esatti quel bambino biondo abita ancora questo nostro pianeta –  che scese a visitare dal suo asteroide B612 – avendolo seminato ormai di 145 milioni di copie con il suo nome in tutte le lingue e i dialetti del mondo, ché le sue traduzioni sono arrivat a esser oggi 270. Inferiori, per numero, soltanto a quelle della Bibbia.  […]

Perché, come disse John Phillips, l’ultimo a fotografarlo prima che si bruciasse le ali, tenendolo inquadrato nel suo obiettivo mentre rullava sulla pista, pronto a decollare verso l’addio, «lui e l’aviazione avevano pressappoco la stessa età (Saint-Ex era nato il 29 giugno 1900, ndr) ed erano cresciuti insieme, legati da un amore profondo quando l’aviazione francese era agli esordi come servizio postale al tempo in cui gli aerei erano più lenti delle auto veloci. Ma quando riprese a volare nel ’43, Saint-Exupéry e l’aviazione non erano più coetanei. E ci teneva col fiato sospeso quando il suo aero compariva sul campo». Il suo tempo volante era finito e lui, in qualche modo, lo sentiva. Sicché su quell’aereo che mai fece ritorno, le leggende crebbero a dismisura. (…) E così il destino dell’ultimo volo di Saint-Ex fece precipitare, con lui, pure la fama mondiale di uno scrittore ridotto, da un Paese che non lo ha mai amato troppo, in un romanziere banale e in filosofo-da-boy-scout a vantaggio dell’epico pilota che svanì nel nulla.

E che forse volle suicidarsi, puntando il mare, per congedarsi da un mondo che non riconosceva più. O forse finì per schiantarsi sulle Alpi, per mancanza di ossigeno, lui che dal boccaglio americano respirava le vernici «e l’aria di New York sul cielo di Francia». O forse venne colpito dal nemico perché decise di volare, per l’ultima volta, sopra Agay e i luoghi dell’infanzia. O forse perché il suo aereo fu sabotato, lui e De Gaulle così invisi uno all’altro. O forse volò via come il Piccolo Principe – il libro che in Francia uscì solo dopo la sua morte, il libro che lo consacrò, da disperso della letteratura, ma costringendolo in una taglia troppo stretta, come la sua ultima tuta da pilota – guadagnando il cielo e le stelle, appeso a uno stormo di uccelli.

Ogni dieci anni queste versioni si sono date il cambio («Volle sparire», «Lassù in volo, ucciso dall’ebbrezza», «Il rivale di De Gaulle», «Attaccò er gioco due aerei tedeschi che lo colpirono»), passandosi un testimone senza testimoni: solo impressioni, illazioni, opinioni in libertà. Fino a quando quel braccialetto, ripescato nel 1998, cominciò a parlare: la tomba di Saint-Ex non era sulle vette alpine, né in faccia a Hyeres o Frejus, ma davanti a Marsiglia. E difatti su quei fondali, nel 2008, è stato localizzato l’aereo e di lì a poco rintracciato, grazie al lavoro di ricerca di Jacques Pradel e Luc Vannel, oltre al relitto anche il nome del pilota tedesco che, ai comandi di un Masserschmitt BF109, quel giorno di luglio trafisse a morte un Lightning P38, facendolo precipitare in mare.

Il cielo e le rose https://www.youtube.com/watch?v=Y0fjLdhP7MY&list=WL&index=34

Quel pilota aveva divorato tutti i libri di Saint-Ex, un mito per gli aviatori di ogni Paese. Quel pilota non avrebbe mai voluto uccidere Saint-Ex e decise che non avrebbe raccontato mai ciò che fece e vide: e cioè, nessuno che si lanciò col paracadute, nessuno che riapparve in superficie. Spiega Olivier d’Agay [nipote di Antoine], dopo che, per anni, la famiglia non ha voluto sposare alcuna ipotesi: «Non ne abbiamo la prova inconfutabile, ma è molto probabile che si andata così. Quel pilota della Luftwaffe quel giorno era lì». E solo chi era là poteva sapere che il volo di Saint-Ex, quel giorno, era un “vol louvoyant”: che procedeva come zigzagando. A quota molto più bassa, quindi attaccabile, di quella prevista. E senza mostrare alcuna intenzione di allontanarsi in fretta dal caccia tedesco. Tutte condizioni che, in qualche modo, tengono viva pure la leggenda del Santo Aviatore nelle sue innumerevoli ramificazioni.  […]

Addio alla mia rosa https://www.youtube.com/watch?v=jsBZxDFuTFk&list=WL&index=35

Horst Rippert, aviatore tedesco attivo sui cieli di Avignone e di Orange durane la guerra, aveva 19 anni nel ’41, quando diventò pilota di guerra. E ne aveva 23 quando, la mattina del 31 luglio 1944, incrociò un Lightning P38 che volava basso. Horst lo colpì senza sapere che avrebbe ucciso Saint-Exupéry.

Oggi [2013] Francois d’Agay [fratello di Antoine] ha 88 anni e Horst Rippert ne ha 91. L’incontro tra i due vecchi soldati, allora giovani figli di quel folle massacro al quale sono sopravvissuti, è stato doloroso ed emozionante. Si lascia scappare Olivier d’Agay: «È vero, si sono visti. E si sono trovati di fronte come due vecchi soldati. Si sono raccontati quello che dovevano raccontarsi». Horst Rippert ha ripetuto: «Se avessi saputo che era su quell’aereo non avrei sparatao. Non su quell’uomo».  […]

Belle ma vuote https://www.youtube.com/watch?v=vBOgBkjvM_o&index=33&list=WL

[Sembra di leggere una storia che Antoine] la sera prima di morire, forse scrisse davvero, sotto forma di una lettera a Pierre Dalloz, che porta la data del 30 luglio 1944: «Sotto la minaccia della guerra, sono più nudo e più spoglio che mai. Assolutamente puro. L’altro giorno mi hanno sorpreso due caccia. Sono sfuggito appena in tempo (…). Ma che solitudine spirituale. Se verrò abbattuto, non rimpiangerò assolutamente niente. Il termitaio futuro mi spaventa. E odio la loro virtù di robot. Io, io ero fatto per esser un giardiniere».

[Era fatto] per il “cultiver votre jardin” come quel candido fanciullo del Piccolo Principe, puro e spregiudicato assieme, che si prese cura della sua rosa. Quella di Saint-Ex aveva nome Consuelo ed era sua moglie, sposato contro il volere di mamam Marie e tradita per le tante Annabella e Sylvia, Vera e Natalie. Il suo mondo fatto di donne che non ha cantato, preso nell’esercizio virile di Terra degli uomini e di Corriere Sud, ma che a quel canto hanno fornito sonorità e sensibilità tutte femminili. Visibili soprattutto nel Piccolo Principe, che porta i suoi 70 anni a meraviglia. «Un libro che sempre incontrato il favore del pubblico femminile», spiega Oliver d’Agay, «forse perché è un ritorno al mondo dove Antoine è cresciuto: circondato da donne dopo la morte del papà e dell’unico fratello, il 15 enne Francois».

Se tu mi addomestichi https://www.youtube.com/watch?v=ZJWhcy3tv3g&index=32&list=WL

Se viaggiare fu per lo scrittore-aviatore l’unico verbo coniugabile alla sua vita, beh, volare è stato il suo ausiliare del cuore. […] Per questo quel bambino biondo di 70 anni, caduto dal cielo giusto in tempo, prima che il suo creatore si inabissasse – un bambino, in questo odierno mondo, più extra-terrestre di quanto lo fosse allora – si fa ancora leggere così tanto e quasi ovunque: ha ancora parecchio da insegnare, ma con quella sua delicatezza di chi non vuole farti la morale.

Cosa vuol dire addomesticare? https://www.youtube.com/watch?v=c2OfYGlnnV8&list=WL&index=36

il Piccolo Principeultima modifica: 2020-02-05T13:43:31+01:00da sedda-co
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