Viva Bedda Matri

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Alessandro, Rosario, Girolamo Bagnasco sono stati una famiglia di scultori, maestri nella lavorazione del legno. Trapiantati dal Piemonte alla Sicilia, a Palermo hanno prodotto diverse opere d’arte. Solo noi in chiesa abbiamo due statue dell’Immacolata Concezione di Alessandro Bagnasco, una rivestita d’argento; le altre più notevoli in città sono senza dubbio la Mercede al Capo, la Madonna del Rosario in San Domenico, la Madonna del Carmelo al Carmine maggiore. Sono tutte immagini dalle pregevoli fattezze nei lineamenti sia del volto che del delle vesti. È inutile dirlo ma si sa che tanta espressione artistica e, quindi, tanta bellezza sia peculiarità propria del cattolicesimo. I Bagnasco operarono nel periodo della controriforma, quando la Chiesa Cattolica diede ancora maggior impulso a pittura e scultura, sebbene la questione contestata dalla riforma protestante fosse già stata abbondantemente acclarata da San Giovanni Damasceno nella lotta contro l’iconoclastia. La produzione di opere d’arte ha tutt’altro intento del vitello d’oro dell’Esodo (De 9,12), per il quale Dio proibì al popolo d’Israele di farsi qualunque “immagine scolpita” (cfr. Es 20,4; De 4,16; De 5,8). Non si tratta infatti di venerare una figura materiale, ma volgere lo sguardo a un oggetto che esteriorizza una realtà trascendente. L’immagine permette di contemplare il mistero che essa vuole rappresentare. Guardando il simulacro di una dormiente, l’ignorante può vederci la bella addormentata nel bosco, mentre il cristiano che professa la fede nel dogma dell’assunzione di Maria al cielo coglie “ciò che sta sotto”, la sostanza spirituale che l’immagine raffigura. È fondamentale che al significante (statua) sia attribuito il suo significato (mistero) proprio, poiché diversamente l’interpretazione erronea impedirebbe il culto divino, rendendo l’immagine un pezzo d’arte qualunque, o peggio un idolo… In tal caso un oggetto già senza vita (di materia inanimata) viene reso ancora più vuoto, in quanto privo di significato trascendentale. Il soffio dello Spirito che il Creatore di tutte le cose inalò nelle narici di Adamo dandogli vita, è lo stesso che innalza il nostro spirito alle “cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio” (Col 3,1).

A che giova un idolo
perché l’artista si dia pena di scolpirlo?
O una statua fusa o un oracolo falso,
perché l’artista confidi in essi,
scolpendo idoli muti? (Abacuc 2,18)

Settembre è un mese di buona stagione durante il quale ricorrono alcune memorie liturgiche, celebrante con particolare fasto dalle confraternite. Sebbene per la pandemia i vescovi di alcune zone abbiano proibito lo svolgimento di manifestazioni religiose, non si è rinunciato a luminarie, gigantografie e addobbi vari. Sono le occasioni per far uscire le statue dalle chiese e portarle – non a spasso ma – in processione per le vie e per i luoghi di vita quotidiana, andando incontro pure a chi non le va a trovare durante l’anno… Di grazia, ci sarebbe da chiedersi cosa veramente si porti in trionfo lungo le strade. Se solo una volta l’anno ci si ricorda che esista pure Maria Santissima, perché il resto del tempo si fuma la pipa col rotolo della Legge, con quale sentimento religioso si osanna l’immagine della gran Madre di Dio…? La Madonna Santissima eletta Regina del proprio quartiere, ha il patronato di cosa? Le si domandano grazie a che pro? Senza richiamare le maledizioni veterotestamentarie, si osserva semplicemente come si riduca Nostra Signora del quartiere a un idolo dell’ignoranza, rappresentante non una realtà altra ma piuttosto il proprio essere; un idolo osannato attribuendogli appunto il proprio peccato. Questa è la triste fine dello Spirito di Dio scalzato dall’Io dell’uomo.

Eppure il mio popolo mi ha dimenticato;
essi offrono incenso a un idolo vano.
Così hanno inciampato nelle loro strade,
nei sentieri di una volta,
per camminare su viottoli,
per una via non appianata.
(Geremia 18,15)

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Viva Bedda Matriultima modifica: 2020-09-24T09:35:24+02:00da seddaco
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