et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam

In uno della miriade di blog nei quali ha sede oggigiorno la libertà di informazione e di pensiero, si rinviene un articolo chiaro nella forma quanto documentato nella sostanza, per spiegare l’autorità del magistero pontificio. Di primo acchito pare piuttosto lungo, specie se visualizzato da smartphone, ma dimostrandosi poi semplice e leggibile (al netto dei testi in inglese e latino), oltre che simpatico nell’espressione. La sintesi dei passaggi essenziali permette di comprendere il problema. Si apre così:

“Oh hai sentito l’ultima del Papa?” –  “No che ha detto?” – “Ha detto che” [qualsiasi cosa su qualsiasi argomento in qualsiasi forma a qualsiasi destinatario]“Sul serio?” – “Eh già proprio così. Se l’ha detto il Papa è vero.” – “Vabbè però.” – “Vabbè però niente. Se siamo cattolici dobbiamo crederci. Il Papa è infallibile.”

Nella Chiesa si è sempre ritenuto che in certo modo il Papa fosse infallibile, ma il modo non era univocamente chiaro fino al 1870, con la Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Gli errori estremi avevano visto contrapposti il conciliarismo (il Papa è infallibile solo quando si esprime d’accordo con tutti i vescovi) e l’ultramontanismo (il Papa è sempre e comunque infallibile). Pio IX decide di chiudere la questione sancendo il dogma di infallibilità del Papa, servendosi a tale scopo di un Concilio. La conclusione che si legge a chiare lettere nella suddetta costituzione dogmatica dice che il Papa insegna infallibilmente senza l’ausilio o consenso di altri (i vescovi) ma solo quando parla ex-cathedra. Altrimenti detto le condizioni in cui si attua l’infallibilità sono tre:
1. soggetto il Papa, assiso sulla cattedra di Pietro, centro della Chiesa, parla in qualità di pastore universale e supremo giudice
2. oggetto
 si tratta di materie di fede e di morale
3. atto
stesso, cioè quando il Papa definisce cosa deve essere creduto o rigettato da tutti i fedeli

Le tre condizioni sono compresenti quando il Papa si rivolge da Sommo Pontefice a tutta la cristianità trattando di teologia. Il Papa può scrivere e pubblicare libri sugli argomenti più vari, oltre a discorrere davanti a una tazza di the o una telecamera, ma in tal caso non sta esercitando l’ufficio di Romano Pontefice. A tavola come in salotto il Papa esprime propri pensieri in merito a qualunque materia, con modalità estranee alla definizione dogmatica. Quantunque pubblichi encicliche su sport e tempo libero, donne e motori, i pronunciamenti non riguardano la 2° condizione suddetta (non attengono materie di fede o morale) e rappresentano pertanto sue opinioni private e personali. La terza condizione infine vuole che il Papa, per parlare ex cathedra, si esprima in un modo che deve essere chiaro ed esplicito, senza scadenza temporale, obbligatorio da credere.

papa-sombreroPoniamo il caso pratico di un Papa a caso che, chiacchierando con una giornalista davanti a una cinepresa, si dice a favore delle unioni gay. In quel momento non proclama un insegnamento in qualità di Pontefice (1° condizione), fissando inequivocabilmente i termini (3° condizione), però tratta un argomento di morale (2° condizione); non sono verificate le tre condizioni, quindi sta esprimendo il proprio personale pensiero, la sua opinione. Poiché l’infallibilità papale non è equiparabile all’immacolato concepimento di Maria SS., riguardo alle opinioni personali del Pontefice bisogna ribadire come “solo probabile” la tesi di Albert Pighius sull’impeccabilità del Papa. San Roberto Bellarmino non la ritiene infatti “certa e sicura”, limitandosi ad escludere la possibilità di eresia solo nei pronunciamenti ex-cathedra: «sia che il Papa possa, o sia che non possa essere eretico, egli non sarà mai capace di definire una proposizione eretica che debba essere creduta dall’intera Chiesa» (Disputationes de Controversiis); dunque un Papa può anche essere eretico, ma senza che arrivi a proclamare dogmi eretici. Quel che importa non è ciò che il Papa effettivamente pensa nel suo cervello, ma ciò che insegna ufficialmente e chiaramente. Nella storia della Chiesa può essere pure esistito un Papa in cattiva fede e negligente nelle cose di Dio, ma non si deve temere che la Chiesa universale possa essere guidata ad un errore dottrinale dalla cattiva fede e dalla negligenza del Pontefice (Gasser). In definitiva, all’infuori dei pronunciamenti ex-cathedra, umanamente un Papa può sbagliare, ovvero proferire giudizi erronei. Non è la fine del cattolicesimo e non significa che mi sono illuso una vita e Dio non esista.

Insomma, se un Papa in privato assumesse oh-cielo-Dio-non-voglia comportanti scorretti e indegni del suo ruolo, se dovesse avere cattiva fede e negligenza, se come singolo individuo dovesse essere (tratteniamo il fiato per l’orrore) una persona cattiva… e ricordiamo che Cristo non ha mai promesso che tutti i Papi sarebbero stati brave persone… allora certo io posso dispiacermi per la sua anima, posso disapprovare moralmente il suo comportamento (almeno quella parte di esso che è visibile anche ai fedeli che lo guardano da lontano), ma devo ricordare che la cosa non ha proprio nulla a che fare con la sua infallibilità. Quello che sta nella coscienza del Pontefice lo sanno solo lui e il Padreterno, e se la vedranno quando l’uno sarà giudicato dall’altro. […]
Un Papa che sbaglia, fuori dalle condizioni dell’infallibilità, non dimostra la falsità del cattolicesimo; dimostra solo di avere il peccato originale. Lo sapevamo già.

A questo punto l’autore dell’articolo in esame apre l’ultimo passaggio nel quale presenta quattro casi di dubbia fallibilità, ossia proposizioni al limite dell’accettabilità. In specie si parla del Papa che fa contro-testimonianza, tollera gli errori del mondo, tratta materie estranee alla fede, affermazioni contrarie al magistero precedente… Sono situazioni di non facile soluzione, o comunque non alla portata di tutti.

È nozione base di catechismo la distinzione tra magistero ordinario (definitivo o autentico) e straordinario. All’insegnamento infallibile (magistero straordinario ed ordinario definitivo) è richiesta, pena l’eresia, un’adesione di fede divina. Al Magistero ordinario autentico, vero e certo sebbene non definito solennemente, va prestato un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà (canone 757). In questo caso è possibile esprimere perplessità solo se e nella misura in cui si abbia competenza e autorità nella questione in argomento, usando debita deferenza. Gli atti di magistero straordinario sono esclusivi solo del Papa, gli altri di magistero ordinario includono sicuramente i discorsi e le omelie, ma non le interviste ai giornalisti, i tweet, i post di facebook e i videomessaggi; pertanto in queste asserzioni non si è tenuti al rispettoso assenso prescritto dal diritto canonico.
Oggi è pur vero che certi “sviluppi” del magistero ordinario sembrano avvenire più “nei fatti” e in concreto, che nella formale dottrina, la quale non si forma nei massmedia. Da quasi dieci anni il papato ha fatto il suo ingresso nella rete dei social-network, aprendo i relativi profili nelle piattaforme social. Tramite questi canali si diramano dei “pronunciamenti” a ritmo delle notizie battute ogni mezzo minuto dalle agenzie di informazione (Ansa, Asknews, Italpress, ecc.). Un tempo certe posizioni venivano discusse e giudicate alla luce della Sacra Scrittura, la quale oggi è passata da riferimento veritativo a strumento per la pastorale e fraternità. Quello che conta, insomma, sembra essere la prassi, l’”avvio di processi” che potrebbero portare a sviluppi nel lungo periodo, di modo che l’uomo pensi come agisce, invertendo l’ordine di precedenza del pensiero sull’azione. È una nuova situazione simile a quella dell’antica massaia che discorre coi dirimpettai affacciata sul balcone; speriamo solo che la finestra non dia su piazza San Pietro.

Pertanto, la mia personale opinione su cosa fare nel caso ipotetico ipoteticissimo ipoteticissimissimo in cui il Papa dovesse insegnare non infallibilmente qualcosa che sembra essere in apparente contraddizione con quanto già precedentemente insegnato dalla Chiesa, è che il fedele medio, che volesse essere fedele non solo al Papa presente ma anche a tutti quelli passati, debba trovare il modo rispettoso e adeguato per dire pressappoco qualcosa del tipo: «benissimo, Santo Padre, allora provate a insegnarlo in una forma che rispetti le condizioni dell’infallibilità, e vediamo se Dio lo permette». (…)
Se poi il Pontefice, pur senza mai arrivare a un giudizio infallibile (perché qualcosa-chissà-che-cosa lo tira sempre per la veste e glielo impedisce), insiste e persevera a dare giudizi non infallibili, allora va bene, pace e amen: il Papa sbaglia, prendiamone atto, preghiamo per lui, offriamo digiuni e penitenze per lui, amiamolo filialmente e soprannaturalmente.
(NB questa cosa che oggi volere bene a una persona significa dirle “hai ragione” anche quando ha torto è una delle cose più disastrose della nostra epoca)

et super hanc petram aedificabo ecclesiam meamultima modifica: 2020-12-18T15:53:14+01:00da seddaco
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