Logiche di mercato

Dall’inizio dell’estate scorsa al Museo Salinas, sito entro il complesso dei padri filippini di Palermo, precisamente nella loro ex-casa, hanno inaugurato un bar nell’atrio del primo chiostro d’ingresso, affiancato a un punto vendita di gadget. Dotato di sedie e tavolini esterni, è stato regolarmente palcoscenico di band musicali, anche nelle aperture serali del Museo. Da poco ho poi appreso che una simile idea sia prevista pure a Napoli per il progetto di restauro della casa dei padri filippini (a firma dell’architetto Nicoletta Ricciardelli). Lì si è inoltre previsto un punto ristoro nell’ex-refettorio, un’area ludico-didattica con book-shop, un albergo in un’ala della casa. Complessi religiosi ad uso abitativo, di culto, di studio, paiono oggi mutare destinazione d’uso, divenendo spazi espositivi con nuovi poliedrici ampliamenti. L’odierna “valorizzazione” di quegli spazi snatura completamente la finalità originaria degli ambienti. Se si considera il luogo sotto l’aspetto del sacro, si potrebbe quasi intravedere una profanazione; infatti abbondano ovunque i simboli religiosi e la pianta stessa delle strutture testimonia immutabilmente l’origine. Tuttavia osservando l’attuale funzione, dimentichi di ciò che è stato, si concepiscono progetti avanguardisti. Bando ai vincoli che consentono solo restauri conservativi!

Allora riflettendo in senso laico sulla funzione dei musei e biblioteche, potremo chiederci perché Tomaso Montanari valuti il progetto non come un sacrilegio, ma semplicemente come un «supermercato culturale». Ovvero potremo chiederci di quale scuola siano certi avveniristi architetti, esperti di applicazioni commerciali in ambito culturale. L’idea di richiamare l’attenzione, ricercando la visibilità, attirando i passanti, sfruttare l’immagine per destare curiosità, sono principi base nel lavoro dei commercianti esercenti. Ma il progettista si è mai consultato con un bibliotecario? Quando ha programmato una visita personale in pinacoteca, spendendo tempo e denaro, cosa cercava se non contemplare la bellezza? Se avesse trovato bruttezza o scorso quadri con sguardo superficiale, si sarebbe soddisfatto? Il progettista ha chiesto a cosa servono e come si usano libri antichi di quattro o cinque secoli? Gli si aprirebbe un mondo a lui ancora ignoto, esplorandolo respirerebbe un’atmosfera di silenzio, uscendo vedrebbe diversamente le cose amene, distinguerebbe il visitatore dal cliente e il commesso dal negoziante. Scoprirebbe la reale risorsa culturale (non commerciale) che rappresenta quel patrimonio, si renderebbe conto che una biblioteca ridotta a spazio espositivo per curiosi di passaggio, può solo chiudere i battenti e appendere un cartello fuori.

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La logica economica che ragiona in termini quantitativi, valuta i risultati in base ai numeri. Quindi non apprezza il piccolo gruppo di visitatori che vengono (magari pagando) interessati a conoscere. L’ottica del massimo risultato punta alla massa, quella che affolla i centri commerciali e riempie gli occhi di vacuità.
Musei, biblioteche, quadrerie, chiese, sono “templi della cultura” – disse il ministro Franceschini nella sua visita ai girolamini – e, ancora in termini laici, potremmo anche dire templi dello spirito. La loro mission è rendere fruibile l’arte, promuoverne la conoscenza per assimilare messaggi, stimolare nuove elaborazioni. I passanti al Museo Salinas, motivati da un aperitivo e un selfy, davanti ai reperti esposti vedranno più che sassi? Una serie sterminata di libri assai fotogenici, cosa rappresenta oltre l’estetica? Il limite materialista è sempre la superficialità.

Logiche di mercatoultima modifica: 2020-01-17T22:06:09+01:00da sedda-co
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